Le lacrime per Thomas: "Droga, la nuova lebbra"

Folla di ragazzi, la nonna: "Cambiate questo mondo marcio". Il vescovo: "Fermare i mercanti di morte"

Le lacrime per Thomas: "Droga, la nuova lebbra"
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La piazza di Rosciano stracolma all'inverosimile. Palloncini bianchi e rossi e un silenzio surreale accompagnano il feretro di Christopher Thomas Luciani sulla scalinata della chiesa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria. È la parrocchia di Crox, come chiamavano quel ragazzino esile dagli occhi grandi e dal sorriso stampato sul volto. Un silenzio seguito da un lungo applauso e rotto dal pianto straziante di nonna Olga, la donna che dopo aver adottato la madre di Christopher, dall'età di 3 anni l'ha preso con sé. «Mi sono presa cura di lui come una mamma», ricordava nei giorni scorsi Olga, che racconta di quando la madre naturale, Elisangela Luciani, lo ha affidato a lei e alla sua famiglia. «Ha fatto altre scelte, Christopher è cresciuto con noi».

A officiare l'ultimo saluto al 16enne massacrato di coltellate da due coetanei per un debito di 200 euro l'arcivescovo di Pescara Penne, monsignor Tommaso Valentinetti e il parroco don Marco Spadaccini. Presente anche don Antonio Coluccia, il prete antispaccio di San Basilio che vive sotto scorta. Sono le ore 17, Rosciano si ferma, Pescara pure: è lutto cittadino. «La droga è la nuova lebbra che sta attanagliando la gioventù - dice monsignor Valentinetti -. Bisogna non allontanarsi da chi vive il disagio, ma rispondere scendendo per strada, toccare questa realtà col nostro impegno. Mi appello a coloro che hanno responsabilità di amministrazione, di controllo e di governo. Bisogna fermare questi mercanti di morte». L'omelia continua: «Questa terra dove Christopher è morto è una terra che non ci appartiene. Mi sono capitati, durante la vita sacerdotale, 7 bambini morti nel terremoto di San Giuliano di Puglia, ma anche questo ora è difficile. La responsabilità di un atto così violento, di una morte così precoce, a meno di 17 anni, chi se la porta addosso? Chi ha compiuto i gesti che non doveva compiere, certo, ma credo sia il momento di riflettere per un'assunzione di responsabilità collettiva che tutti dobbiamo assumerci. Non puntare il dito l'uno contro l'altro. Non si abbandonano i ragazzi. Istituzioni, scuola, famiglia, Chiesa, tutti debbono avere un sussulto di responsabilità».

Nonna Olga ha scritto un messaggio ma non lo legge per la commozione. Ci pensa Stefano, il cugino di Christopher: «Spero che la tua assenza possa essere di monito ai tanti giovani qui presenti. Che siano loro a cambiare questo mondo marcio e renderlo migliore. Devono comprendere l'importanza della famiglia e di quanto essa sia sempre un posto sicuro. Un luogo dove poter essere fragili, parlare delle proprie paure e insicurezze, crescere e prepararsi alle asperità della vita. Il vuoto che resta, lascia sgomenti me e tutte le persone che ti vogliono bene che sono oggi a ricordare il bimbo, il ragazzo che eri e l'uomo che saresti stato.

Perché si, saresti stato un grande uomo e io sarei stata fiera di te, come lo sono sempre stata». Alle 18,17 la bara bianca esce dalla chiesa, circondata dagli amici di Christopher. «Sarai sempre con me. Non potrò mai dimenticare il tuo sorriso. Ti amo», si legge sulla maglietta della fidanzata di Christopher.

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