Una missione per individuare «una soluzione politica» al conflitto tra Russia e Ucraina. Con questo obiettivo è arrivato ieri a Kiev l'inviato speciale cinese Li Hui, nel quadro di un viaggio che lo porterà anche a Mosca e in diverse altre capitali europee, tra cui Varsavia, Parigi e Berlino. Quella di Li Hui è la visita di un esponente cinese di più alto rango dall'inizio della guerra lo scorso anno. E arriva nelle stesse ore in cui anche il presidente statunitense Joe Biden sostiene di non escludere che, «presto o tardi», incontrerà il presidente cinese Xi Jinping.
Il ministro degli esteri ucraino Dmitro Kuleba ha ricordato al leader cinese quanto Kiev consideri «importante» la «partecipazione» della Cina agli sforzi di pace e ha sottolineato la necessità di «rispettare l'integrità territoriale» dell'Ucraina. Li Hui, fino al 2019 ambasciatore in Russia, è il rappresentante speciale per gli Affari Euro-asiatici del governo cinese, ed è stato nominato il mese scorso dal presidente Xi Jinping, dopo il primo colloquio telefonico con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dall'inizio della guerra. Un colloquio «lungo e significativo», lo ha descritto Zelensky, nel quale Xi ha sottolineato che la Cina intende promuovere la pace. La missione dell'inviato cinese viene osservata con attenzione in Occidente. La Cina non ha mai condannato la Russia per l'invasione dell'Ucraina e si presenta come neutrale rispetto al conflitto, una posizione criticata la settimana scorsa dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock (all'indomani dell'incontro con l'omologo cinese, Qin Gang, in visita a Berlino) che ha chiesto alla Cina di «nominare chiaramente l'aggressore». Pechino ha avanzato, a febbraio scorso, un piano in dodici punti per la soluzione politica del conflitto, piano finora accolto freddamente in Occidente. Il viaggio dell'inviato cinese giunge dopo la missione di Zelensky in vari Paesi europei. A Roma il leader ucraino ha sottolineato che Xi gli aveva assicurato che la Cina non avrebbe venduto armi alla Russia.
Di Ucraina si parlerà anche al vertice di Hiroshima che si apre venerdì in Giappone e si chiuderà domenica 21, al quale parteciperanno come «esordienti» la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro britannico Rishi Sunak. Ieri il portavoce per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha voluto sottolineare in un briefing con la stampa che «la solidarietà del G7 verso l'Ucraina è più forte dell'anno scorso» e che l'intento comune dei leader presenti al summit «è l'isolamento del presidente russo Vladimir Putin».
Quanto all'ambito europeo, l'Ungheria si mette ancora una volta di traverso lungo la strada per la difesa dell'Ucraina. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha annunciato che il governo di Budapest rifiuterà l'approvazione della prossima tranche del Fondo europeo per la pace. Tutto ciò fino a quando l'Ucraina non rimuoverà la Banca Otp dall'elenco degli sponsor internazionali della guerra, e si asterrà dal sostenere nuove sanzioni.
Szijjarto ha espresso «preoccupazione per le conseguenze del conflitto armato in corso e ha criticato le sanzioni proposte», che secondo lui «vanno contro il buon senso». Ha anche messo in guardia contro l'imposizione di misure a otto società cinesi, «in quanto potrebbe danneggiare le relazioni e ostacolare la cooperazione tra Europa e Cina».
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