Bimbi sorridenti o urlanti, donne con il velo, addetti alla sicurezza aeroportuale e, tra loro, anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Questo lo scenario, un po' caotico ma sereno, che si apriva ieri mattina al Terminal 5 dello scalo di Fiumicino, dove sono arrivati 93 profughi dai campi dell'Onu in Libano. Le persone accolte, tra cui ci sono 41 minori, vengono da diverse cittadine della Siria, sconvolte da cinque anni di guerra civile: Homs, Hama, Idlib. «Mi chiamo Yosef, vengo da Aleppo, mia figlia ha un anno e mezzo». Da dove viene? «Da Aleppo». Com'è la situazione laggiù? «Meglio non parlarne». Così, ai microfoni dei giornalisti, uno dei 93 profughi. L'inglese, ma anche l'arabo, oppure semplici gesti, sono i mezzi per comunicare al Terminal 5. I volontari delle associazioni organizzatrici (Comunità di Sant'Egidio, Confederazione delle Chiese evangeliche e Tavola Valdese), dicono «Benvenuti», accompagnando la parola ad un gesto che mima un bacio. L'unica risposta di alcuni rifugiati, che non parlano inglese, è «la pace sia con te», augurato in arabo. Al terminal 5 di Fiumicino sono naturalmente presenti diversi interpreti. Quella di oggi, ha detto il ministro Gentiloni, è la prima tappa di «un'iniziativa molto importante, che consente e consentirà a centinaia e centinaia di rifugiati, molti dei quali bambini, di arrivare qui in sicurezza». Secondo il capo della diplomazia italiana, i rifugiati potranno arrivare in Italia «senza subire violenze e ricatti, e senza correre i pericoli che in questi giorni vediamo». Per affrontare l'emergenza migratoria «non si può passare attraverso decisioni unilaterali, o innalzando muri», ha detto Gentiloni, secondo cui serve invece «un ventaglio di azioni diverse». Il vice ministro degli Esteri Mario Giro ha sottolineato che «non abbiamo fatto niente di nuovo, abbiamo usato leggi già esistenti, previste anche all'interno del quadro Schengen». Giro ha puntato il dito contro «l'impudenza, la polemica e la paura che hanno contraddistinto il dibattito sull'immigrazione: questo Governo vuole dimostrare che la gestione della crisi si può fare in maniera diversa, e speriamo che altri Paesi seguano il nostro esempio». I rifugiati verranno accolti nelle comunità delle associazioni religiose.
Una voce, prima in italiano e poi in arabo, ha indicato loro le destinazioni dove saranno accolti e dove vivranno nei prossimi mesi: suddivisi in piccoli gruppi, andranno a Trento, Torino, Reggio Emilia, Firenze, provincia e comune di Roma. Impareranno l'italiano, tenteranno di integrarsi nella nostra società con l'aiuto dei mediatori culturali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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