È ormai piuttosto diffusa la consapevolezza che se l'Europa, la Nato, l'attuale presidenza americana e più in generale l'Occidente avessero avuto una reale credibilità dal punto di vista militare, Vladimir Putin non avrebbe osato trasformare il processo di annessione di due province russofone dell'Ucraina nella guerra aperta ad uno Stato sovrano notoriamente filo occidentale. Putin ci vede deboli, divisi, privi di leadership e incapaci di determinazioni politiche.
Lui ha il senso della tragedia, crede nel destino, si ritiene portatore di una missione salvifica iscritta nella storia imperiale di Santa Madre Russia. Noi ci dibattiamo in una crisi di identità e di potere, non sappiamo più chi siamo, cosa vogliamo, in cosa credere ed, eventualmente, per cosa morire. Quando guarda a noi occidentali, è così che Putin ci vede. Imbelli. Naturalmente a disagio nell'uso della forza, soprattutto se militare, e fisiologicamente atterriti dal timore di opinioni pubbliche diseducate alla realtà da decenni di vacua retorica, di moralismi, di benessere e di buoni sentimenti. Perciò inadatti alla guerra. Che non è, come usa dire oggi, «una follia», ma, come disse il barone von Clausewitz, «la continuazione della politica con altri mezzi». Non è un caso che la politica estera, che della Politica è la massima espressione, si fondi sulla deterrenza militare. Senza deterrenza militare la politica estera si fa debole e la Politica inconcludente.
Manifestazione plastica di tale fisiologica debolezza l'abbiamo avuta lo scorso venerdì durante il dibattito parlamentare successivo all'informativa del presidente del Consiglio sulla guerra in Ucraina. Il leader più citato è stato il Papa, la parola più usata è stata «pace». Tempo ventiquattr'ore, le firme di buona parte dei rappresentanti del popolo di quasi tutti i partiti sono state apposte in calce ad un documento che recepisce e rilancia le parole di papa Francesco contro «la follia della guerra». Il Papa, naturalmente, non ha colpe. Fa il suo mestiere, e lo fa bene. Chi sembra aver rinunciato a fare il proprio sono molti politici. Politici sempre più a disagio nel padroneggiare le categorie della Politica.
Sempre meno capaci, dunque, di difendere e onorare quei principi liberaldemocratici cui Vladimir Putin ha dichiarato guerra attaccando l'Ucraina. Non è una condanna a vita, la nostra. È la conseguenza di un'inerzia organizzativa e di una scarsa motivazione politica da cui potremmo, se lo volessimo, di colpo affrancarci.
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