L'oncologo indagato e la rete dei complici. L'ombra dei massoni su affari e latitanza

Un medico trapanese sotto inchiesta. Nella città gli intrecci tra mafia, logge e borghesia

L'oncologo indagato e la rete dei complici. L'ombra dei massoni su affari e latitanza

Non sarà il mitico terzo livello, ma qualcosa si comincia a capire. Pedine piccole e poi sempre più grandi e però necessarie per vivere, anzi per sopravvivere in una situazione a dir poco difficile: già è complicata la vita di un malato di cancro, ma se poi la patologia si somma alla latitanza del ricercato numero uno d'Italia, allora tutto si fa più accidentato. Però c'è, anzi c'era il network, la rete delle complicità, delle connivenze tutte da decifrare sul piano penale ma strategiche su quello della vita quotidiana, stretta fra le case rifugio di Campobello di Mazara e le cure necessarie contro un male sempre più aggressivo. Non a caso sono già due i camici bianchi sotto indagine: al dottor Alfonso Tumbarello, il medico di base del paese, si è aggiunto l'oncologo trapanese Filippo Zerilli che aveva effettuato sul paziente l'esame del Dna. Davvero non sapeva niente? Perquisizioni sono state effettuate nel suo studio e all'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani dove è primario. Così in poche ore la cerchia che proteggeva la faticosa routine del boss si è allargata a quattro persone: Giovanni Luppino, l'anonimo agricoltore dalla fedina penale immacolata che lunedì l'aveva accompagnato in auto da Campobello fino alla clinica La Maddalena a Palermo, Andrea Bonafede, il geometra che gli aveva prestato pezzi della sua identità, fondamentali per costruire l'alias e passare inosservato fra le maglie dei controlli, e i due professionisti.

È solo l'inizio, perché ci sarà da scandagliare a lungo per smascherare l'intera filiera che lavorava per Messina Denaro e poi, almeno finora, si disegna il quadro delle esigenze materiali, di un'esistenza per niente spavalda fra esami clinici e piccole incombenze quotidiane. Mancano completamente gli ufficiali di collegamento con l'impero criminale, le sponde nelle istituzioni e nella politica e sarà interessante quel che si troverà prima o poi sul versante finanziario ed economico: le fortune del super criminale si valutano in miliardi di euro ed è il minimo sindacale pensare ad una serie di appoggi, chiamiamoli così, in quel mondo. Ma l'universo di Cosa nostra è riempito anzitutto da soldati devoti al capo che sanno come muoversi sul territorio e che sono stati maestri in una sorta di gioco di prestigio: far sparire, o meglio mimetizzare per anni nel terreno un signore su cui erano accesi i fari di centinaia di investigatori. Dunque Andrea Bonafede, ora indagato per associazione mafiosa, ha fornito l'identità al ricercato ma ha anche comprato, con i soldi di Messina Denaro, la casa in cui il leader di Cosa nostra si nascondeva. In realtà, Il capomafia non si comportava come un eremita, anzi il selfie col chirurgo scattato in ospedale proietta un'immagine sconcertante dell'uomo. Forse credeva nel mito della propria impunità o era fatalista, certo sapeva che una parte della borghesia della zona, la borghesia mafiosa come la chiama il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, era abituata a chiudere gli occhi quando avrebbe dovuto tenerli spalancati sulle infiltrazioni criminali.

Ma c'è di più: il Trapanese è storicamente una zona di intrecci perversi fra mafia, massoneria e imprenditoria. Sarà un caso ma ora si scopre che Alfonso Tumbarello apparteneva al Grande Oriente d'Italia che lo ha immediatamente sospeso a tempo indeterminato. Tumbarello, 70 anni, è il dottore che da tempo aveva in cura il boss, firmava le ricette e gli aveva prescritto il primo intervento nel 2020. In teoria il paziente si chiamava Andrea Bonafede, ma la tesi difensiva non convince gli inquirenti. Tumbarello è stato medico di base a Campobello di Mazara fino a dicembre scorso quando è andato in pensione. In paese tutti conoscono tutti, ma, di più, lui era il medico anche del vero Bonafede e allora l'errore diventa inspiegabile.

Siamo solo all'inizio dell'esplorazione e le sorprese non mancheranno: possibile che tutti gli specialisti consultati da Messina Denaro non si siano accorti di nulla?

Il sospetto è che all'ombra delle logge - certo non il Grande Oriente d'Italia - si sia consumato uno scambio di favori inconfessabili fra il gotha mafioso e segmenti di quella borghesia degli affari e delle professioni.

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