Londra riapre lo scontro con Bruxelles. Vuole riscrivere gli accordi sull'Irlanda

Il Regno Unito punta a rivedere il protocollo e chiede una moratoria sugli accordi post Brexit. C'è il secco no dell'Unione

Londra riapre lo scontro con Bruxelles. Vuole riscrivere gli accordi sull'Irlanda

Il Regno Unito ha chiesto ieri all'Unione Europea di tornare al tavolo per ridiscutere il Protocollo sull'Irlanda del Nord, l'accordo che gestisce il nuovo status di terra di mezzo che Belfast ha assunto da quando la Brexit è divenuta realtà, a fine gennaio 2020. «Per dirla semplicemente, non possiamo andare avanti così», ha dichiarato ieri alla Camera dei Lord il ministro per la Brexit David Frost, il governo inglese ha cercato di applicare il Protocollo ma le sue disposizioni sono «insostenibili». Nella Camera dei Comuni Brandon Lewis, ministro dell'Irlanda del Nord, ha dichiarato che esistono già le circostanze per giustificare una sospensione, «ma non è il momento giusto per farlo». La strada auspicata da Londra è la negoziazione con Bruxelles: non acconsentiremo a rivedere i termini, ha subito fatto sapere Maro efovi, vice presidente della Commissione Europea che coordina i rapporti con Londra.

Il Protocollo fu pensato per gestire l'unico confine terrestre tra Regno Unito e Ue post Brexit, tenendo in considerazione la peculiare storia di guerra civile, morti e sofferenze che ha informato la realtà nordirlandese fino agli accordi di pace del 1998. La stella polare del Protocollo era evitare un nuovo confine fisico, con dogane, sbarre, posti di controllo che avrebbero rischiato di riattizzare il conflitto. La soluzione: spostare il confine doganale sul Mare di Irlanda per controllare che i beni importati dalla Gran Bretagna verso Belfast e poi liberi di muoversi in Europa rispettassero le regole comunitarie. Il Protocollo non è ancora entrato pienamente in funzione, con un periodo di grazia per alcuni beni, quali la carne, che scadrà a fine settembre. E parte dei controlli non ancora pienamente operativi, come lamentato da Bruxelles. Già così, però, ha scatenato le proteste di supermercati e operatori economici, che lamentano difficoltà di approvvigionamento dei beni e aumento della burocrazia, sempre negata dal governo Johnson che ha sottoscritto l'accordo a fine 2019.

Londra ora propone di snellire l'accordo rimuovendo i controlli doganali sui beni che le imprese britanniche autocertificherebbero diretti esclusivamente in Irlanda del Nord. I controlli sarebbero riservati solo alle merci che prenderanno poi la strada dell'Unione. Lo stesso riguarderebbe i prodotti alimentari esclusivamente destinati a Belfast che, nell'attuale formulazione del Protocollo, dovranno essere conformi alle regole fitosanitarie imposte da Bruxelles. Anche la circolazione di medicine dovrebbe essere liberalizzata. Uno snellimento di procedure, controlli, certificati da sempre richiesto a gran voce dai partiti unionisti nord irlandesi che segnalano come l'aumento degli episodi di violenza registrato negli ultimi mesi sia legato a una crescente insofferenza verso la frattura de facto che si è venuta a creare tra Nord Irlanda e resto del Paese. Nulla di inaspettato: creare un confine doganale ai porti di attracco delle navi provenienti da Scozia, Galles e Inghilterra avrebbe significato minare l'Unione. Ma a fine 2019 la priorità era quella di rimuovere l'ostacolo nord irlandese dai negoziati, come suggerito da Cummings nell'intervista concessa alla Bbc di lunedì sera: si è sottoscritto «qualcosa che nessuna delle parti veramente voleva» solo per rimandare la discussione.

Ora Londra propone nuove soluzioni, l'Ue rischia di passare per la parte intransigente rimanendo ancorata ad accordi di 20 mesi fa, in mezzo due milioni di persone che vogliono chiarezza quanto prima, i ricordi sono freschi.

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