«Il vaccino è un pilastro nella lotta contro il Covid, ma bisogna finire di costruirlo. Per chi non si vuole immunizzare ed è in grado di infettare gli altri ormai deve scattare l'obbligo. L'ultima chiamata per gli insegnanti è fine agosto». Per Guido Rasi, ordinario di Microbiologia all'Università Tor Vergata a Roma, ex direttore dell'Ema e consulente per l'emergenza del generale Figliuolo, siamo al giro di boa. In Italia dovrebbe scattare la tolleranza zero.
Professore ci sono 5 milioni di adulti, dai 40 ai 60 anni, che ancora rifiutano il siero.
«Il vaccino è soprattutto un vantaggio per se stessi. Ma purtroppo saranno gli indecisi che riempiranno i nostri ospedali da settembre e ottobre a causa della variante Delta».
Con che conseguenze?
«Le corsie saranno ancora occupate da malati Covid. E non possiamo permetterci di rimandare nel tempo la cura delle altre patologie che ne hanno più diritto».
Qualcuno potrebbe indignarsi sostenendo che i malati sono tutti uguali.
«I nuovi ricoverati per Covid saranno quelli a cui è stato offerto il vaccino ma è stato rifiutato e non possono diventare l'ostacolo alla ripresa della normalità di cure, diagnosi e terapie a chi non ha scelta se non curarsi in ospedale. Qui subentra non più la protezione di sé stessi, ma di una comunità di pazienti a cui ormai va data la priorità. Inoltre, non è più tollerabile bloccare risorse sanitarie a causa del virus».
Intanto le regioni aumentano i posti letto Covid per evitare le chiusure.
«Quei reparti devono essere ridotti al minimo evitabile. Ad avere un giustificato diritto alle cure è chi si infetta nonostante il vaccino».
Però milioni di italiani che snobbano la profilassi non si preoccupano delle conseguenze economiche e sanitarie.
«Allora bisogna dare regole chiare. Alla luce di una variante come la Delta, la gestione dei non vaccinati deve cambiare in maniera radicale. Le misure soft non valgono più».
Bisogna usare il pugno di ferro?
«Vanno usate misure sempre restrittive, per esempio, per chi deve fare presenza sul posto di lavoro. Qui non si tratta più di obbligare la gente a vaccinarsi, qui si offre la libertà di infettare. Ed è una situazione che nessuna Costituzione prevede».
Ma il green pass e l'esclusione dalla mensa aziendale non sono misure sufficienti nei posti di lavoro?
«Il green pass è uno strumento di persuasione. Ma se non si verificasse un vero cambio di passo entro due settimane, io sarei favorevole all'obbligo vaccinale nei lavorati in presenza e nei luoghi in cui si entra in contatto con il pubblico: penso ai baristi, ristoratori, cassieri».
È un ultimatum?
«Ritengo che fine agosto sia l'ultima chiamata per gli indecisi. Ma c'è già chi tenta di aggirare l'ostacolo».
In che modo?
«Molti voglio fare i furbi per ottenere l'esenzione dal vaccino. È urgente che il ministero della Salute offra chiare indicazioni sulle patologie, molto rare, per cui si è davvero esclusi dalla possibilità di immunizzarsi».
Circa 200 mila insegnanti rifiutano al vaccino.
«La sospensione dall'insegnamento e dallo stipendio dopo 5 giorni dovrebbe stimolarli».
Significa però far saltare una settimana di lezione ai ragazzi.
«Sì, è troppo. Per questo credo che dovrebbe scattare per la categoria l'obbligo vaccinale il 31 agosto.
C'è anche un problema etico: un insegnante che rifiuta il vaccino cosa insegna ai nostri figli? Non è degno di fare parte del personale docente. Così come il personale sanitario non vax: non ha capito quello che ha studiato».
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