L'ultimo ricatto sugli ostaggi. "Non ci sarà alcuna trattativa". Gli Usa: temiamo esecuzioni

Oltre 150 gli israeliani in mano ai terroristi. Il figlio dei due italiani: "Mio papà è malato, ha bisogno di aiuto"

L'ultimo ricatto sugli ostaggi. "Non ci sarà alcuna trattativa". Gli Usa: temiamo esecuzioni
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Il mondo trema per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre costole della jihad palestinese. L'annuncio delle esecuzioni dei prigionieri fatta lunedì dall'organizzazione terroristica viene presa maledettamente sul serio da tutti, anche dagli americani, «a causa della barbarie di cui Hamas ha già dimostrato di essere capace», ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby.

È una partita a poker che vede sul piatto al centro del tavolo centocinquanta vite, il numero fissato ieri dall'ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Gilad Erdan. Una potentissima refurtiva che consente a Hamas di tenere per il bavero Israele e i suoi alleati. Al momento non sembra esserci nessuna trattativa in corso, la stessa Hamas ha annunciato, per bocca del leader politico Ismail Haniyeh, che non si siederà ad alcun tavolo per discutere «sui prigionieri e sugli ostaggi in mano delle forze della resistenza» fino alla fine della campagna militare. Un altro esponente di spicco dell'organizzazione, Ali Barakeh, del suo esilio di Beirut, ha fatto sapere che gli ostaggi custoditi nei tunnel e nelle «case sicure» della Striscia saranno utilizzati come merce di scambio per garantire il rilascio dei palestinesi detenuti in Israele e all'estero.

L'Unicef chiede «un rilascio immediato e in sicurezza di tutti i bambini in ostaggio a Gaza» e anche il leader del partito arabo di Israele Raam, Mansour Abbas ha chiesto a Hamas di liberare gli ostaggi più fragili, perché «i valori islamici ci comandano di non imprigionare donne, bimbi e anziani».

Le cancellerie di tutto il mondo sono in fibrillazione. L'Ue con l'alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell parla del «rilascio di tutti gli ostaggi» come di una «priorità». Tutti guardano all'Egitto e agli altri Paesi arabi moderati come gli unici mediatori credibili, come ricorda anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: «L'Egitto è un interlocutore cruciale e può svolgere come ha già fatto in passato un ruolo fondamentale di tramite con Hamas in situazioni di crisi, anche per favorire una trattativa sugli ostaggi». Il segretario di Stato americano Antony Blinken, ha ieri parlato con il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, garantendogli ogni sforzo «per garantire il rilascio immediato di tutti gli ostaggi».

Nessuna notizia dei due italo-israeliani che figurano tra i prigionieri, Lilach Lea Havron e Eviatar Moshe Kipnis, rapiti dal kibbutz di Beh'eri. Ieri il figlio Nadavm 29 anni, ha lanciato un appello all'Italia perché si mobiliti per la loro liberazione, anche perché «mio padre è disabile, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente».

E a proposito di italiani, ieri sono rientrati da Israele circa quattrocento nostri connazionali con quattro voli militari, due la mattina e due la sera. Sono atterrati a Pratica di Mare e hanno raccontato le ore di terrore, di ansia trascorse per buona parte nei rifugi.

Altri italiani torneranno nelle prossime ore con altri voli, anche con l'operatore commerciale Neos. Come ricordato da Tajani, gli italiani residenti in Israele sono circa 18mila, mentre nella Striscia di Gaza ce ne sono dieci.

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