Mancano ancora circa 2 anni e mezzo, ma è già partita la corsa verso il Quirinale. Una corsa decisamente ad ostacoli, soprattutto per il governo giallorosso che è nato principalmente per impedire che Matteo Salvini vincesse le elezioni e che il centrodestra per la prima volta potesse eleggere il Capo dello Stato.
In pole position
Premesso, dunque, che tutti i ragionamenti che seguiranno dipendono dalla durata del governo e partono dall’attuale composizione dei gruppi parlamentari, al momento i grandi favoriti sono tre. In prima posizione c’è sicuramente l’ex presidente della Bce Mario Draghi che, qualora Pd e M5S non trovino l’accordo su un nome ‘innovativo’, potrebbe essere presentato e votato in quanto ‘salvatore della Patria’. Draghi, stimato sia dal Pd sia da una parte del centrodestra, gode di ottimi rapporti col Colle, con Bruxelles e col Vaticano, ma il suo essere ‘super partes’ potrebbe non fargli raggiungere il posto a cui ambisce da anni.
È chiaro che siano i partiti a voler giocare per primi la partita, soprattutto il Pd che ha già ceduto molto ai Cinquestelle nel corso della formazione di governo (il ruolo di premier e il ministro degli Esteri, per esempio). E tra le fila del Pd è inevitabile che il primo nome in lista sia quello di Romano Prodi il quale, però, scottato dalla delusione di sei anni fa, potrebbe sfilarsi dalla corsa. Non dimentichiamoci che prese un volo dal Mali per essere in Italia il giorno del voto decisivo e che nel 2022 avrà 82 anni. Prodi vorrà davvero restare al Colle fino a 89 anni, ossia la stessa età in cui Giorgio Napolitano si dimise quando era già al secondo mandato? E, poi, Matteo Renzi sarebbe disposto a votarlo dopo che l’ex capo dell’Ulivo ha paragonato Italia Viva a uno yogurt in scadenza? D’altro canto è pur vero che il nome di Prodi era uno di quelli che comparve nella lista delle famose ‘Quirinarie’ del Movimento Cinque Stelle. Nome che, a quanto risulta da ilGiornale.it, venne fatto da un big come Alessandro Di Battista durante una riunione di parlamentari pentastellati. Uno dei motivi per cui Beppe Grillo ha spinto così tanto per la nascita di un Conte-bis in alleanza col Pd è proprio perché vorrebbe vedere il ‘Professore’ come successore di Sergio Mattarella.
La verità è anche che il M5S non ha una rosa di nomi da proporre per il Colle, anche se l’attuale premier Giuseppe Conte pare stia lavorando molto per farsi spazio tra i vari candidati. Nonostante i buoni rapporti con la nuova Commissione europea, l’inesperienza gioca sicuramente a suo sfavore. Nessuno ha mai compiuto l’impresa titanica di passare direttamente da Palazzo Chigi al Quirinale, sebbene a un certo punto sembrava che Mario Monti potesse riuscirci. Senza considerare il fatto che una sua elezione innescherebbe una crisi di governo o la fine anticipata della legislatura, anche se di pochi mesi.
I candidati di bandiera M5S
Esclusi per ovvi motivi Beppe Grillo, il Movimento Cinque Stelle potrebbe soltanto proporre dei ‘candidati di bandiera’ tra i nomi presenti nella lista per le Quirinarie. Tra questi il più accreditato sarebbe il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che, sebbene sia apprezzato a sinistra, è disprezzato da Renzi dai tempi del famoso scontro televisivo sulla riforma costituzionale da Enrico Mentana. Gli altri nomi sarebbero: Gino Strada, Milena Gabanelli e Giancarlo Caselli ma nessuno di questi avrebbe i voti per essere eletto.
I 'cardinali' del PD
Nelle fila del Pd vi sono, infine, parecchie personalità che entrano sempre cardinali ma solo un miracolo potrebbe farli diventare papi. Si tratta di Massimo D’Alema e Walter Veltroni a cui si aggiungerebbero Pier Ferdinando Casini (che non è un democratico ma da tempo ruota attorno all’area piddina), Enrico Letta e Paolo Gentiloni. Soltanto quest’ultimo, forse, avrebbe qualche chances, ma pare difficile che abbandoni l’incarico di commissario europeo agli Affari Esteri per ricoprire quello che, sebbene prestigioso, è pur sempre un ruolo istituzionale (o meglio dovrebbe essere) più che di indirizzo politico.
Le riserve dello Stato
In caso di mancato accordo su uno di questi nomi la maggioranza di governo potrebbe attingere tra le cosiddette ‘riserve dello Stato’, prima tra tutte l’attuale inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella. Pare un po’ improbabile, però, che il Parlamento, per la seconda volta consecutiva, rielegga il presidente uscente che ha già una certa età (78 anni). Se dovesse fare il bis, teoricamente, lascerebbe il Quirinale a 87 anni. Andando a ripescare tra i democristiani della Prima Repubblica c’è Pier Luigi Castagnetti, deputato dal 1987 al 2013. L’ultimo nome è un evergreen, Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio e attuale giudice della Corte Costituzionale. Un nome però altamente inviso ai Cinquestelle e, quindi, da scartare con ogni probabilità.
L'alternativa femminile
Un’ultima alternativa sarebbe quella di puntare su una donna. In questo caso il podio spetta al presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, alla senatrice ed ex commissarie Ue Emma Bonino e al vicepresidente della Corte costituzionale Marta Cartabia.
La prima è di Forza Italia, la seconda non ha votato la fiducia al governo giallorosso e la terza non appartiene a nessun partito. Tre motivi che lasciano pensare che nessuna di loro, nonostante l’ottimo curriculum, abbia grandi chances di essere eletta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.