"Mancano le armi". Per Kiev e Mosca una guerra razionata. Ma Bakhmut traballa

Due report confermano le difficoltà negli armamenti di entrambi gli eserciti. Lo Zar rilancia l'impero (e manda in carcere chi critica). I Wagner dentro la fabbrica Azom

"Mancano le armi". Per Kiev e Mosca una guerra razionata. Ma Bakhmut traballa

Poche armi, progetti confusi, assalti infiniti, vittime civili e un mare di parole. E così è passato un altro giorno di guerra. Senza nessuna svolta sostanziale sul campo e tanto meno su un tavolo di negoziazione che sembra ancora lontanissimo dall'essere costruito.

Mentre i russi bombardano Kramatorsk, colpendo per l'ennesima volta un edificio civile (almeno una vittima e decine di ferite il bilancio provvisorio), resta centrale il tema degli armamenti. Due differenti fonti riportano che sia la Russia, sia l'Ucraina sarebbero in difficoltà. L'intelligence britannica, nel suo consueto report, spiega che «l'esercito russo deve razionare l'uso di proiettili di artiglieria e spesso spararne di vecchi e inutilizzabili», al punto che nelle ultime settimane è scattato l'ordine di razionare al massimo i proiettili. Non solo. Negli ultimi attacchi, la maggioranza dei missili lanciati non sarebbe esplosa, proprio perché datati e quindi non più funzionali. Di contro, un'inchiesta del Washington Post rivela le difficoltà sul fronte ucraino. «Le forze ucraine hanno subito perdite significative di uomini e armi dall'inizio della guerra e i funzionari occidentali stanno mettendo le strategie». Tutto torna, basta unire i puntini. Se un giorno sì e l'altro pure i vertici ucraini, da Zelensky in giù, chiedono all'Occidente di accelerare le forniture di armi, ieri il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha di fatto confermato la crisi del suo esercito. «Tenendo conto dell'aumento della produzione di quest'anno, il ministro ha emesso un ordine per raddoppiare la produzione di armi di precisione», si legge in un comunicato. In supporto a Kiev, che attende l'arrivo dei carri armati pesanti promessi dall'Europa, arriva la mossa della Polonia, da sempre il Paese che sostiene con maggior forza l'Ucraina, anche per le sue paure di allargamento del conflitto. «Potremmo fornire all'Ucraina aerei da combattimento Mig nelle prossime 4-6 settimane», avrebbe confidato il primo ministro Mateusz Morawiecki. La Polonia romperebbe così il fronte dei Paesi che nicchiano sull'invio di caccia a Kiev, proprio come aveva fatto, con successo, per i tank Leopard.

Intanto torna a parlare Vladimir Putin che ha detto: «Stiamo lottando per la sopravvivenza della statualità russa», come se fosse stata l'Ucraina ad invadere la Russia e non viceversa. Putin è stato però costretto ad ammettere che l'impatto delle sanzioni occidentali peserà molto sull'economia nazionale. «Questo pericolo esiste. Ne siamo consapevoli», ha detto mentre cresce l'ipotesi di creare obbligazioni patriottiche per colmare il buco di bilancio. Putin racconta anche che «tutti i problemi attuali sono iniziati dopo il crollo dell'Urss», quasi a confermare il suo sogno di riformare un grande impero sovietico. Che passa però dalla repressione: ieri infatti la Duma ha approvato un disegno di legge che punisce con il carcere fino a 15 anni chi critica l'operazione militare in Ucraina e scredita l'esercito ma anche i gruppi mercenari come i Wagner.

Quei Wagner che stanno guidando l'assedio di Bakhmut e ieri hanno postato alcune foto all'interno dell'impianto industriale Azom, raccontando di averne preso il controllo e di essere vicinissimi al centro della città. La resistenza ucraina continua, nonostante i malumori di alcuni membri dello stato maggiore che punterebbe a un ritiro.

Ieri Zelensky ha riunito i capi dell'esercito proprio per discutere su Bakhmut negando ogni dissenso. «Tutti hanno concordato sulla necessita di portare avanti un ulteriore controllo e difesa della città», ha detto il presidente ucraino.

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