Mattarella pronto a sciogliere le Camere? Spunta la data per tornare al voto

Il capo dello Stato verso lo scioglimento delle Camere se mercoledì Draghi confermasse le dimissioni: ci sono due date chiave per il ritorno alle urne

Mattarella pronto a sciogliere le Camere? Spunta la data per tornare al voto

C'è una sensazione diffusa tra gli ambienti della politica, un presentimento che accomuna più o meno tutti: il premier Mario Draghi non sembra essere disposto a fare un passo indietro. E questo va al di là delle speranze di chi incrocia le dita per un dietrofront.

Lo sanno bene al Quirinale, che in un certo senso si aspettava un epilogo del genere dopo l'escalation verbale degli ultimi giorni tra i partiti di maggioranza. Tanto che, scrive Adalberto Signore su ilGiornale in edicola oggi, il decreto di scioglimento delle Camere sarebbe già pronto per essere partorito in via ufficiale.

Mattarella pronto a sciogliere le Camere?

Al momento le dimissioni di Draghi sono state congelate: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha respinto il passo indietro, invitando il premier a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni. Mercoledì sarà la giornata chiave, ma non è scontato che ci sia un voto di fiducia alla fine. In quella occasione Draghi potrebbe limitarsi a un j'accuse, magari utilizzando anche parole forti verso chi ha provocato una tale situazione. E tornando da Mattarella senza attendere il voto del Parlamento. A quel punto la partita sarebbe definitivamente chiusa.

Sono diversi i motivi che portano a pensare che Draghi voglia evitare di proseguire alla guida di Palazzo Chigi. Come potrebbe restare "impunito" lo strappo del Movimento 5 Stelle? Allora si darebbe l'opportunità a tutti i partiti di andare sulle barricate e creare tensioni senza ripercussioni? Senza dimenticare che, qualora si andasse avanti, ci si avvicinerebbe sempre più al ritorno alle urne nel 2023: il timore è che in piena campagna elettorale le formazioni politiche siano più fedeli alle loro bandierine che al programma di governo.

Una serie di motivazioni che rende minimi gli spiragli di un ripensamento. Ecco perché, scrive La Stampa, il presidente Mattarella sarebbe pronto a sciogliere le Camere se mercoledì venisse certificata l'impossibilità di ripartire con l'esecutivo. Il capo dello Stato spera in un miracolo politico: una ricomposizione che porti stabilità al Paese, evitando di sottoporlo a tutti i rischi del caso. Ma si tratta di uno scenario complicato, che necessiterebbe di un clamoroso ribaltone in questi giorni.

Le date chiave

In tutto ciò assumono un'importanza significativa le date. Nello specifico ce ne sono due. Come riferito dal Corriere della Sera, un autorevole ministro ha anticipato che la data del decreto di scioglimento delle Camere potrebbe essere fissata al 20 luglio. Ovvero il giorno in cui Draghi terrà delle comunicazioni in Parlamento. Il che rafforzerebbe la tesi secondo cui il premier sarebbe determinato a confermare le dimissioni.

Un altro giorno cerchiato in rosso sul calendario è quello del 25 settembre: potrebbe essere la prima finestra utile per tornare al voto, visto che eventuali elezioni anticipate si terrebbero tra fine settembre e inizio ottobre. In tal caso la volontà sarebbe quella di far esprimere gli italiani il prima possibile, senza far passare troppo tempo tra la nascita di una nuova maggioranza e tutti i rituali di insediamento. Soprattutto per garantire al prossimo esecutivo di redigere la Finanziaria.

Le elezioni anticipate

Nessun partito esclude elezioni anticipate, ma ognuno ha sfumature diverse. Forza Italia e Lega si muovono in asse, con costanti contatti tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini: entrambi attendono di definire ufficialmente le prossime mosse, ma viene fatto notare che la volontà di entrambi resta quella di tornare alle urne con un centrodestra vincente. Anche se le porte restano aperte per un Draghi bis, magari senza la presenza dei 5 Stelle. Fratelli d'Italia pretende elezioni immediate.

Per il Partito democratico saranno giorni movimentati: i dem proveranno a evitare la crisi di governo non solo per tenere in piedi l'attuale maggioranza, ma anche per evitare di mandare all'aria l'alleanza giallorossa e il campo largo. Da qui l'invito del Pd a lavorare "perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il governo Draghi possa ripartire".

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l'ipotesi di guidare un nuovo governo mettendo da parte i grillini. E in tutto ciò il Movimento 5 Stelle? Conte continua a fare melina: ieri il Consiglio nazionale non ha deciso nulla e si aggiornerà oggi, tra bocche cucite e nervi tesi.

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