Un ministero o il suo partito. Conte prova a restare in gioco

Giuseppi non è parlamentare e rischia l'oblio fino al 2022 Difficile l'idea della lista. Franceschini: "Sostieni Draghi"

Un ministero o il suo partito. Conte prova a restare in gioco

Cosa farà da grande l'avvocato del popolo? Giuseppe Conte proverà a restare in rotta. Ma il rischio che il premier, finita l'esperienza alla guida dell'esecutivo Pd-Cinque stelle, finisca fuori dai radar della politica è concreto. Gli ultimi giorni a Palazzo Chigi saranno utili per mettere a punto il futuro.

Per ora, l'unica strada riporta Conte all'Ateneo di Firenze. Ma i ragionamenti del capo dell'esecutivo non sono incentrati sul futuro accademico. Ma su Roma. Dove, dopo 32 mesi alla guida del governo, vuole restare con un ruolo politico. Ma il progetto di un partito a guida Conte, che i sondaggi commissionati dal portavoce Rocco Casalino darebbero al 16%, sembra sfumato. Peccato.

L'esecutivo Draghi, se incasserà la fiducia, arriverà almeno fino al 2022. Cosa farà Conte in un anno di assenza dalla politica? Attenderà il voto con il suo partito? Scenario che al momento non sembra solido. Una cosa è guidare un'operazione politica dalla poltrona di Palazzo Chigi. Un'altra è farlo dalla cattedra di diritto privato di Firenze.

Il progetto già incontra i primi ostacoli. Le due menti dell'operazione, Clemente Mastella e Bruno Tabacci, sono saltate sul carro di Draghi. «Se qualcuno non vuole dare la fiducia a Draghi se ne assumerà le responsabilità. Sarebbe come avere uno come Pelè e poi non farlo giocare», commenta a Un Giorno da Pecora Tabacci, lo stesso che un paio di ore prima entrava e usciva dallo studio di Conte. Altra bordata arriva dal deputato Sergio Battelli, fedelissimo di Di Maio: «Conte decida se fare leader del centro o del Movimento». Il premier vive le ultime ore di fine impero tra Palazzo Chigi e l'abitazione. Una telefonata del suo maestro Guido Alpa e i colloqui con i ministri grillini. Il day after inizia con l'incontro sotto casa con i giornalisti.

Sorriso forzato e un no comment in merito all'ipotesi della nascita di un suo partito. Si dirige verso Palazzo Chigi. È in programma per le ore 15 l'incontro con Mario Draghi: l'economista che prenderà il suo posto sulla poltrona di Presidenza del Consiglio. Non anticipa nulla: «Cosa gli dirò? Lo saprà lui in anteprima», dice Conte ai giornalisti. Il faccia a faccia dura un'ora e mezza. Si fa il punto sui dossier più importanti e su un suo possibile coinvolgimento nella squadra di governo. Si ipotizza la guida della Farnesina per l'avvocato Conte, al posto di Luigi di Maio nel governo Draghi. O addirittura la casella di vicepremier. Ma poi arriva la smentita. Il premier avrebbe rassicurato diversi esponenti grillini, nei colloqui intercorsi in queste ore, circa la sua intenzione di non accettare alcun ministero. Ma l'ipotesi resta in piedi.

Conte non è parlamentare; non vorrebbe restare troppo a lungo fuori dai giochi. Tramontata l'ipotesi del partito, resta l'ultimo scenario: il più difficile. Ma anche l'unico che possa garantire una terza vita all'avvocato Conte: Draghi non trova i numeri e rimette il mandato nelle mani del Capo dello Stato Sergio Mattarella. È già accaduto con Carlo Cottarelli, prima della nascita del Conte uno. A quel punto il Presidente della Repubblica potrebbe ritentare la strada del governo politico a guida Conte.

La doccia gelata arriva da Dario Franceschini: «Sono convinto che proprio Conte, dopo aver ha servito il Paese in un momento difficile, sarà coerentemente il primo e più e convinto sostenitore di Draghi». Cala il sipario.

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