Nessuno pensi che inviare armi all'Ucraina sia a costo zero. A fugare ogni dubbio, ci ha pensato ieri il presidente della Duma, la camera bassa del Parlamento di Mosca. Viacheslav Volodin su Telegram ha messo nero su bianco il concetto: «I capi dei Paesi che hanno deciso di fornire armi devono essere imputati come criminali di guerra». Senza giri di parole ha avvertito che «I Paesi occidentali, fornendo armi all'Ucraina, diventano parte del conflitto. Fanno di tutto affinché muoiano gli slavi in Ucraina. Con le proprie azioni spingono il mondo verso la catastrofe. Tutti i capi dei Paesi che hanno deciso di fornire armi all'Ucraina hanno macchiato se stessi e devono essere imputati come criminali di guerra». Secondo il presidente della Camera bassa del parlamento russo, «i leader di un certo numero di Paesi europei, guidati dalla Germania, possono causare grandi problemi ai loro popoli».
Volodin ha anche accusato l'Occidente di «non aver fatto nulla» per proteggere gli abitanti del Donbass durante gli otto anni in cui è durato il conflitto nell'Ucraina orientale «e ora fa di tutto perchè gli slavi muoiano in Ucraina».
La Russia, ha poi minacciato, confischi i beni delle aziende dei Paesi ostili in risposta alla proposta del presidente americano Joe Biden di trasferire all'Ucraina i beni congelati agli oligarchi russi, ammettendo che le ville e i megayacht degli oligarchi non hanno contribuito allo sviluppo della Russia, ma l'Occidente è impegnato in quello che è né più né meno un «furto». «È giusto prendere delle misure speculari verso le imprese in Russia i cui proprietari vengono da Paesi ostili, dove sono state prese queste misure: confiscate i loro beni», ha scritto Volodin sul suo canale Telegram. «Oggi gli imprenditori russi stanno acquistando società straniere che operano in Russia, acquistando le azioni di partner che vogliono lasciare il nostro mercato. Agendo in modo civile. In base una legge nel diritto internazionale», scrive ancora Volodin, «cosa che non si può dire di un certo numero di paesi ostili: Lituania, Lettonia, Polonia e persino gli Stati Uniti, che sono semplicemente coinvolti in un furto». «A questo proposito, è corretto, in relazione a un'impresa situata nel territorio della Federazione Russa i cui proprietari provengono da paesi ostili in cui vengono prese simili decisioni, rispondere con misure speculari: confiscare questi beni», conclude il presidente della Duma, «e il ricavato della vendita sarà destinato allo sviluppo del nostro Paese». «La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una legge che consente il trasferimento in Ucraina di beni congelati di società e cittadini russi. Si è creato un pericoloso precedente, che dovrebbe avere un effetto boomerang negli stessi States», scrive Volodin. «Anche le riserve russe di oro e valuta estera per un valore di circa 300 miliardi di dollari sono state congelate. Torneranno, non andranno da nessuna parte. Questi sono fondi statali», prosegue il presidente della Camera bassa russa, «la Banca Centrale, in risposta, ha vietato agli investitori stranieri di prelevare fondi dal nostro sistema finanziario. Secondo alcune stime si parla di oltre 500 miliardi di dollari. Abbiamo qualcosa a cui rispondere». Ma chi sono i Paesi che inviano armi a Kiev? Joe Biden ha appena chiesto al Congresso di stanziare altri 33 miliardi di dollari di aiuti all'Ucraina, di cui 20 solo per le armi, alzando ancora il livello della sfida con Vladimir Putin. Ma oltre agli Usa, sono almeno venti i Paesi dell'Unione europea, tra cui l'Italia, che hanno deciso di inviare materiali di armamento alle Forze armate ucraine per difendersi dall'attacco russo. A questi si devono aggiungere i contributi militari del Regno Unito, del Canada e dell'Australia.
Un sostegno che evidentemente cambia il conflitto. «Il sostegno della Nato all'Ucraina ostacola il raggiungimento di un accordo politico per porre fine al conflitto», ha ribadito il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.
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