"Navalny? Un allarme per l'Occidente. È tempo di agire contro tutti i dittatori"

Il cestista-attivista nel mirino di Ankara: "Putin usa Erdogan come un pupazzo"

"Navalny? Un allarme per l'Occidente. È tempo di agire contro tutti i dittatori"
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Non è un atleta come gli altri. A un certo punto della sua carriera ha deciso che soldi, gloria e vita comoda non valevano nulla se nel suo Paese, la Turchia, era in corso una repressione quotidiana. Così Enes Kanter ha deciso di schierarsi contro Erdogan e contro chi annulla i diritti civili nel mondo. Criticando frontalmente anche la Cina, fatto che gli è costato la carriera nell'Nba, la lega di basket più grande al mondo. «Il mio agente mi ha detto che solo parlando della Cina ho perso tra i 40 e i 50 milioni di dollari. I soldi sono importanti, ma nulla lo è più dei diritti umani». Enes, che ha cambiato il suo cognome in Freedom, libertà, è così: nessun compromesso e nessun rimpianto.

Sulla sua testa c'è una taglia da 500mila euro dollari, ha subito tentativi di rapimento e di avvelenamento e su di lei pendono 11 mandati di arresto. Come vive questa situazione?

«La mia vita è diventata complicata. Subisco continui tentativi di avvelenamento da parte di uomini di Erdogan che mi ha inserito nella lista dei ricercati dell'interpol. Ogni città che visito in America o quando vado all'estero, devo informare l'Fbi che monitora i miei spostamenti 24 ore al giorno. Mi hanno detto che in America sono al sicuro ma altrove sono in grande pericolo».

Ma chi è Erdogan per la Turchia?

«È una delle peggiori cose che potesse capitare, governa come un boss mafioso. Erdogan supporta Hamas, l'Isis, Al Qaeda e molti report sostengono che stia fornendo armi a passaporti a queste organizzazioni. La Turchia può essere un ponte tra Islam e Occidente ma non finché ci sarà lui».

Eppure, dall'Ucraina a Israele si pone come intermediario in ogni conflitto...

«Erdogan è come un cane che abbaia e non morde. Le uniche decisioni che prende sono in virtù del fatto che è amico di tutti i dittatori».

Per molti nel mondo non è un dittatore.

«Perché c'è grande preoccupazione per quello che potrebbe fare. Guardate cosa ha fatto con la Svezia e la Finlandia ricattando la Nato con il veto al loro ingresso. Anche l'Europa è preoccupata. Attraverso la Turchia potrebbe aprire le porte a milioni di rifugiati dalla Siria».

Ha comparato Erdogan a Putin. Nemici comuni per l'Europa?

«Erdogan è il cavallo di Troia di Putin nella Nato. È il suo migliore amico e ascolta quello che Putin dice. Ulteriore conferma come il regime di Erdogan non sia democratico».

Dopo quanto successo a Navalny, cambia qualcosa nella sua battaglia?

«Niente. Non ho paura ma la morte di Navalny dovrebbe essere un campanello d'allarme per tutti i paesi occidentali. Dobbiamo ritenere responsabili i dittatori e gli aspiranti tali e intraprendere azioni contro questi regimi brutali».

Era una star con una bella vita. Quando e perché ha preso la sua decisione?

«Quando Erdogan ha arrestato mio padre non ho più potuto tacere sulla situazione dei prigionieri politici in Turchia. Se io posso vivere bene in America, non posso far finta di non vedere che ci sono persone che perdono tutto».

Le stelle dello sport potrebbero fare di più su questi temi?

«Se sei un atleta anche grazie ai social hai milioni di ragazzi che ti guardano, hai un ruolo da educatore. Molti bambini ai miei camp chiedono, com'è la situazione in Cina, in Iran o in Turchia. Atleti ma anche cantanti, attori e persone famosi dovrebbero utilizzare le loro piattaforme anche per questo».

Cosa risponde a chi dice «sei un atleta, fai l'atleta e basta»?

«Molte persone me lo hanno detto. Ma la gente deve capire che parlo di diritti umani, è un tema che interessa a tutti».

Si candiderà?

«Nel 2028 credo correrò per un ruolo politico in America. Penso a usare la politica per portare pace e democrazia, non all'interesse personale».

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