Non c'è un caso Fiat, solo colpe rossoverdi. Ma i sindacalisti non lo possono dire

Non c'è un caso Fiat, solo colpe rossoverdi. Ma i sindacalisti non lo possono dire
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Il Governo non ceda alla sinistra, che prima ha messo all'angolo l'industria dell'auto con le politiche green e ora chiede produzione e occupazione. Lo scorso anno in Europa, incluso il Regno Unito, sono state prodotte 13 milioni di auto rispetto ai 16,5 del 2016, di cui in Italia 0,5 e 0,7 rispettivamente, pari a una flessione del 30%. La Germania è passata da 5,5 a 4 milioni, la Spagna da 2,3 a 1,9 e la Francia da 1,6 a 1,0, accusando un calo di quasi il 40%. Non c'è un caso Italia bensì un caso Europa. Due fattori spiegano i 3,5 milioni di auto in meno uscite dagli impianti. Gli europei acquistano meno auto nuove, da 13,4 a 12,4 milioni, e l'industria ha perso competitività verso altri Paesi, tipicamente orientali, col saldo commerciale attivo sceso da 3,1 a 0,6 milioni di auto. La politica rossoverde ha dato mandato l'industria fuori strada, in cinque mosse che nessuno ha avuto il coraggio di contrastare. Almeno finora.

Uno: ha deciso che la priorità dell'umanità fosse di arrestare il cambiamento climatico. Possibile? Non si sa. Per gli scienziati è controverso. Due: ha deciso di farlo da sola. Possibile? No. L'Europa pesa il 7% delle emissioni di gas serra ed è in calo costante dal 1980. Quelle cinesi sono un terzo ed in forte aumento. Tre: ha deciso che le auto fossero una delle principali fonti. Vero? Falso: le auto europee emettono lo 0,9% delle emissioni. Quattro: ha deciso che le auto elettriche fossero l'azzeramento delle emissioni. Vero? Falso: le emissioni sono zero allo scarico, ma sono superiori includendo la produzione delle batterie e dell'energia. Cinque: invece di sostenere, com'era suo mandato, la competitività dell'industria europea, leader nel motore termico, le ha imposto di vendere dal 2020 una quota di auto elettriche, infliggendo multe, e solo elettriche dal 2035. La risposta delle Case? Eccola.

Enormi e inutili investimenti per sviluppare un'offerta di auto elettriche, su cui la Cina è molto più competitiva e che comunque il mercato sta rifiutando, non solo in Italia ma in Europa e in America, costringendo ovunque i costruttori a rivedere i piani. Eliminazione delle auto di fascia bassa, i cui margini già striminziti sono insostenibili col peso degli investimenti.

Adesso il conto è arrivato ai lavoratori. Ma il sindacato, non potendo attaccare la sua stessa parte, ha buon gioco ad aizzare la piazza, sventolando il bersaglio di una Fiat nemmeno più italiana e sparando su un esecutivo non amico.

C'è da augurarsi che il Governo non abbocchi e punti invece il dito sulla vera causa del problema: le politiche suicide che stanno portando alla deindustrializzazione dell'Europa. Non servono incentivi, ma una narrazione alternativa.

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