Il Movimento 5 Stelle ha confermato che non voterà la fiducia al decreto Aiuti al Senato. L'annuncio è arrivato direttamente da Mariolina Castellone, capogruppo del M5S a Palazzo Madama, che nel corso della dichiarazione di voto ha confermato la non partecipazione al voto di fiducia. Il tutto senza far mancare una stoccata verso gli alleati di governo e il premier Mario Draghi: "Abbiamo subito attacchi e totale indifferenza rispetto alle nostre richieste".
Il riferimento è soprattutto al famoso documento delle priorità che Giuseppe Conte ha presentato al presidente del Consiglio: un elenco di questioni dirimenti su cui i 5 Stelle attendevano risposte chiare e senza eccessive perdite di tempo. Draghi in conferenza stampa aveva fatto delle aperture (ad esempio a favore del salario minimo), ma evidentemente non è stato ritenuto uno spiraglio così positivo da evitare lo strappo.
Il doppio gioco del M5S
I grillini però sottolineano che la loro posizione "si sottrae alla logica della fiducia al governo". Il doppio gioco del Movimento sta proprio qui: nonostante siano consapevoli che il pugno duro potrebbe innescare una crisi di governo, i 5S ritengono che il non voto alla fiducia al dl Aiuti non corrisponda a una sfiducia all'esecutivo. Tanto che, qualora si arrivasse a una nuova fiducia alle Camere, il Movimento potrebbe essere disposto a garantirla.
Dunque viene giudicata "falsa" la tesi secondo cui la linea dei 5 Stelle indebolisce l'azione del governo. "Chi lo fa lo fa per strumentalizzare", è l'accusa. La realtà è che la mossa di Matteo Salvini e di Enrico Letta (che hanno parlato di elezioni anticipate) ha mandato in tilt i vertici grillini, che avrebbero voluto mantere il piede in due scarpe. Alzare la voce e fingersi all'opposizione, mantenendo però le poltrone all'interno dell'esecutivo.
La replica di Paragone
Immediata la replica di Gianluigi Paragone che, tra le altre cose, ha imputato a Conte la colpa di non aver revocate le concessioni autostradali ai Benetton dopo la tragedia del Ponte Morandi: "Ma con quale faccia parlate? Un ex premier che dava soldi alle multinazionali, che poi chiudevano baracca e burattini. Non basta usare il gel disinfettante per togliervi dall'imbarazzo del governo Draghi, perché ormai voi siete draghiani".
Il leader di Italexit ha puntato il suo intervento sul fatto che il M5S non sia affidabile nelle vesti di indignato speciale sulle questioni sociali: "Il vostro capo ha dato l'Italia nelle mani di Arcuri, persino l'Ilva gli avete dato". L'ex grillino Paragone ha ricordato che il M5S governa ormai da 4 anni e ha puntato il dito contro i suoi ex compagni per aver dato l'ok all'obbligo vaccinale, definito come "un vero e proprio ricatto".
I 5S si dimettono?
Le spinte per le dimissioni dei ministri 5 Stelle arrivano anche direttamente dalla galassia grillina. Infatti la deputata Federica Dieni ha fatto notare che il M5S non vota la fiducia e allo stesso tempo continua a tenere i propri ministri al governo. "Patuanelli voti la fiducia o si dimetta #coerenza", è stata la stoccata. Anche Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia, ha chiesto ai ministri del M5S di fare un passo indietro.
In mattinata è fallita l'ultima mediazione tentata in extremis dai 5 Stelle, provando a
convincere i capigruppo al Senato di evitare il voto di fiducia ed esaminare i singoli provvedimenti del dl Aiuti. Da Palazzo Chigi però è arrivato un indirizzo chiaro: la fiducia a Palazzo Madama è l'unica via percorribile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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