Alessandra Ghisleri, regina dei sondaggi e direttrice di Euromedia Reserch, di consigli ai politici ne ha da dare tanti, ma uno prima di tutti: parlate dei problemi del Paese e non di lotte di potere.
A due mesi dal voto i sondaggi danno una netta prevalenza del centrodestra, quante probabilità ci sono che gli equilibri cambino?
«Il problema è che il perimetro delle coalizioni non è ancora ben definito, soprattutto per il centro sinistra, tuttavia molte discussioni e liti all'interno di ciascun area rendono difficile fare oggi valutazioni a lungo periodo. Fino a ieri i sondaggi fotografavano una posizione di lungo respiro, ma ora non sappiamo ancora chi si allea con chi. Se consideriamo il centrodestra un blocco unito, al momento è in vantaggio anche perché al centrosinistra manca la definizione delle alleanze. Bisogna ancora capire come arriveranno al voto Pd e M5S ad esempio. Molte cose possono avere un'evoluzione nuova».
Il profilo di destra della Meloni, che guida il primo partito in Italia a quanto sembra, potrebbe spaventare l'elettorato moderato?
«Ci sono in realtà due primi partiti, Pd e FdI, che hanno preso la volata in questo post-crisi. C'è il desiderio evidente di primeggiare nelle alleanze, una competizione molto forte. Comunque, il voto verso Giorgia Meloni non sarebbe cresciuto così se ci fossero state forti resistenze moderate; ad oggi lei, come è capitato ad altri suoi colleghi in precedenza, più viene attaccata più cresce. Un po' com'è successo alla Lega quando superò ampiamente il 30,0%. Il rischio vero che può far perdere voti moderati ad una coalizione si concretizza se si spinge troppo l'acceleratore, ponendo confini netti e rendendo impossibile ai propri alleati di portare avanti le loro istanze. La coalizione deve lavorare insieme, la forza più in auge dev'essere anche generosa verso i suoi compagni di viaggio. Più si alzano i toni e più si desidera imporre il proprio leader, tuttavia in ogni coalizione ci sono più leader...».
Su che cosa dovrebbe puntare la campagna elettorale?
«Gli eccessi non premiano, servono proposte che vadano incontro alle persone, ai loro problemi. I toni forti sono giustificati solo se servono ad ottenere importanti risultati in questa direzione».
Sarebbe meglio scegliere il candidato premier dopo il voto?
«Ciò che conta è presentarsi con una visione del Paese, che possa convincere il cittadino ad aderire all'idea. Non servono proposte iperboliche, ma dimostrare che si hanno all'interno della coalizione le competenze per realizzare quegli obiettivi. Oggi si parla molto di Agenda Draghi, tuttavia mentre Mario Draghi non deve trovare consensi ai fini elettorali, per i partiti risulta più complicato».
Letta cerca alleati al centro, dopo la frantumazione del M5S, nel nome dell'agenda-Draghi. La polarizzazione che fa la sinistra tra lui e la Meloni a chi giova?
«La polarizzazione giova alla sinistra, divide in bianco e nero, senza le sfumature della coalizione. Per questo a Enrico Letta conviene contrapporsi a Giorgia Meloni che è più lontana da lui, mostrando la sua faccia più moderata».
E lo spazio al centro da chi può essere occupato?
«Il centro non ha un perimetro definito, alcuni partiti ne occupano uno spazio, ma è il consenso che determina quanto è vasto. È l'elettore che definisce gli spazi, i partiti che si definiscono di centro sono diversi e possono occupare l'area a seconda delle loro proposte e della forza di insieme della coalizione» .
Il gradimento di Draghi e quello di chi l'ha fatto cadere come escono da questa crisi?
«Il suo indice di fiducia è ancora molto alto, 54-55 %, nella settimana di crisi ha guadagnato 5,4 punti percentuali. Un calo importante hanno avuto invece il M5S, Lega, Fi e anche Di Maio, che è stato indicato come colui che ha innescato la miccia per la rottura con i 5S. Ma sono reazioni a caldo, non si sa quanta memoria ne rimarrà a settembre».
É in corso il vertice del centrodestra lei che consigli dà?
«Di parlare al Paese e non di chi comanda, non cadere nella lite di cortile.
Fissare regole chiare sul candidato premier, così gli elettori possono comprendere le regole d'ingaggio e non si distraggono su inutili giochi di potere... e costruire una squadra con precise competenze nei vari settori».
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