Il professore "no crocifisso" è anche un No Pass

No crocifisso, ma anche no green pass. Franco Coppoli, il professore che ha scatenato il bailamme sull'opportunità che il crocifisso stia nelle classi scolastiche si oppone anche al passaporto vaccinale.

Il professore "no crocifisso" è anche un No Pass

No crocifisso, ma anche no green pass. Franco Coppoli, il professore che ha scatenato il bailamme sull'opportunità che il crocifisso stia nelle classi scolastiche, ha «celebrato» la sentenza della Cassazione sulla sua vicenda nel corso di una riunione sindacale al cui ordine del giorno c'era l'opposizione al passaporto vaccinale. Giovedì, quando la suprema corte si è espressa sul suo caso, era impegnato in una tempestosa assemblea per il no green pass. Malgrado ciò ha trovato il tempo per affidare il suo sentimento all'Uaar, l'unione degli atei e degli agnostici: «Una sentenza importante che finalmente annulla la sanzione disciplinare e definisce illegittimi l'ordine di servizio e la circolare del dirigente scolastico che imponevano il crocifisso in classe».

Diciamo che il professor Coppoli ha interpretato il giudizio della Cassazione in modo a dir poco soggettivo. Guardando il bicchiere mezzo pieno, quando a essere obiettivi per lui era per tre quarti vuoto. La Suprema Corte giovedì infatti ha stabilito con la sentenza numero 24414, che il crocifisso a scuola non è un atto di discriminazione se questo viene affisso sul muro della classe durante le lezioni di un docente che non lo vuole, ma ha invitato le scuole a trovare una soluzione condivisa che rispetti anche il punto di vista dell'«obiettore». E infatti la Cassazione, pur se ha annullato la sanzione disciplinare a carico del professore, non gli ha riconosciuto il risarcimento da lui richiesto.

La crociata di Coppoli contro il crocifisso in classe parte nel 2009, quando il professore ogni volta che entrava in classe per la lezione, smontava il crocifisso dal muro per poi rimetterlo a suo posto durante le sue lezioni e rimettendolo al suo posto quando aveva finito.

Un comportamento che gli era costato una sospensione di trenta giorni senza stipendio, una denuncia alla Procura della Repubblica e un deferimento davanti all'organo di disciplina del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, con il rischio del licenziamento. Poi, nel 2015, aveva preso a coprire il crocifisso con la Costituzione: altri 30 giorni di stop.

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