Accanto a santi e religiosi, sui mosaici della grande cattedrale ortodossa in costruzione alle porte di Mosca ci saranno anche ritratti ben più civili: quello del presidente russo Vladimir Putin, per esempio, o del suo ministro degli Esteri Sergei Shoigu, del capo dei servizi segreti interni Alexander Bortnikov e ancora del leader sovietico Iosif Stalin. Tra gli eventi storici celebrati sulle pareti, insieme alla vittoria dell'Urss sui nazisti, anche l'annessione della Crimea del 2014. A rivelare i dettagli decorativi di quello che sarà uno dei luoghi di culto ortodossi più grandi al mondo è il sito indipendente moscovita Mbk Media, che dopo averne pubblicato le immagini in anteprima ha ricevuto la conferma della Chiesa ortodossa russa, che ha definito «appropriata» la scelta dei soggetti omaggiati. A schermirsi è stato invece proprio Putin: «I posteri apprezzeranno i nostri meriti un giorno, ma oggi è troppo presto per farlo», è stato il suo commento alla notizia, secondo quanto riferito dal portavoce Dmitri Peskov. Tuttavia il capo del Cremlino non ha chiesto che il suo volto venga rimosso.
Mosaici a parte, tutto nell'enorme struttura in fase di ultimazione sarà una celebrazione della vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale. La cattedrale è dedicata alle Forze armate russe, i 19,45 metri del diametro del tamburo della cupola rimandano all'anno della fine del conflitto, i 1.418 gradini del «percorso della memoria» corrispondono ai giorni trascorsi dall'Urss in combattimento e l'inaugurazione è prevista - salvo contrordini causa coronavirus - per il prossimo 9 maggio, che in Russia è la Giornata della vittoria, in cui si celebra la capitolazione della Germania nazista. La tradizionale parata è stata invece già rimandata per la pandemia, che nel Paese ha provocato - a ieri sera - poco più di 93mila contagi e 867 vittime.
Proprio ieri Putin è tornato a rivolgersi ai connazionali in merito all'emergenza sanitaria, spiegando che secondo gli scienziati che stanno lavorando con il governo «il picco non è ancora stato raggiunto». Di qui la decisione di estendere fino all'11 maggio le restrizioni, cioè il periodo «non lavorativo» dichiarato inizialmente a fine marzo e poi via via allungato. Nel frattempo il Cremlino cercherà di mettere a punto una strategia che non si limiti a «stabilizzare la situazione», ma «assicuri cambiamenti strutturali di lungo periodo all'economia russa, tenendo conto della nuova realtà che sta prendendo forma nel mondo».
Per il momento i russi non sembrano fidarsi del tutto di queste misure.
Secondo un sondaggio condotto a marzo dall'istituto demoscopico Vtsiom, alla domanda sui politici di cui ci si fida, solo il 28,3% ha risposto citando il presidente, il dato più basso dal 2006 quando Vtsiom ha iniziato a svolgere la rilevazione.
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