Putin si concentra sul Donbass ma non rinuncia al Sud e all'Est. La nuova guerra è "senza fine"

"Voglio ricordare che la cosiddetta Novorossiya, la Nuova Russia zarista, comprendeva Kharkiv, Lugansk, Donetsk, Kherson, Mikolayev e Odessa. Tutte quelle città non erano allora parte dell'Ucraina"

Putin si concentra sul Donbass ma non rinuncia al Sud e all'Est. La nuova guerra è "senza fine"

«Voglio ricordare che la cosiddetta Novorossiya, la Nuova Russia zarista, comprendeva Kharkiv, Lugansk, Donetsk, Kherson, Mikolayev e Odessa. Tutte quelle città non erano allora parte dell'Ucraina». Così nel 2014, subito dopo l'annessione della Crimea, Vladimir Putin spiegò quali parti dell'Ucraina appartenessero storicamente, secondo lui, ai territori della Russia. Ora quel discorso torna centrale per capire dove si concentrerà la nuova fase della guerra in Ucraina. Ma anche per comprendere che questa nuova fase rischia di prolungarsi per mesi, o addirittura anni. E trasformarsi in una guerra senza fine nel cuore dell'Europa.

La fine della della prima fase, annunciata già martedì dal Ministero della Difesa russo, è arrivata nelle ultime 48 ore con la smobilitazione e il ritiro delle truppe impegnate nell'assedio di Kiev. La nuova fase è stata aperta ieri dalle dichiarazioni del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che annuncia la necessità di «salvare» le autoproclamate repubbliche del Donbass ripristinando «la loro statualità entro i entro i confini sanciti dalla costituzione delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk».

D'ora in poi, insomma, tutto il potenziale militare russo si concentrerà sulla conquista dei territori delle due repubbliche non ancora sottratti al controllo di Kiev. Ma, a differenza di quanto annuncia Peskov, il Cremlino non rinuncia certo a controllare i territori della cosiddetta «Novorossya» elencati da Putin otto anni fa. Per capirlo basta esaminare le direttive dell'offensiva militare russa in corso nel Sud e nell'Est del Paese.

Nei territori di Lugansk l'offensiva sull'asse nord ha permesso il ricongiungimento con le truppe russe che circondano, dall'inizio della guerra, il lato meridionale di Kharhiv. Sul fronte di Mariupol, la caduta della città, assediata da settimane e ormai allo stremo, garantirà l'apertura di un corridoio tra i territori di Donetsk e la Crimea. L'avanzata da Kherson verso Mykolaiv, sul quadrante sud-occidentale, e i bombardamenti sempre più intensi su Odessa, puntano invece alla conquista di tutti i porti e gli sbocchi al mare dell'Ucraina. Ma questo scenario, indispensabile al Cremlino per vantare una sostanziale vittoria, rischia di vanificare qualsiasi potenziale trattativa trasformando lo scontro in un conflitto senza fine destinato a segnare per anni il cuore dell'Europa.

«Una vittoria della verità significa una vittoria dell'Ucraina e degli ucraini. il popolo ucraino non accetterà alcun altro risultato» ha già fatto sapere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky facendo capire di non esser disposto a controfirmare alcuna cessione territoriale. Dopo i successi conseguiti intorno a Kiev, le promesse di nuovi armi occidentali e gli incoraggiamenti di chi a Washington e Londra scommette addirittura su una possibile sconfitta russa l'Ucraina potrebbe tentare un'offensiva per riprendersi i territori rivendicati dal Cremlino. Ma questo moltiplicherebbe i tempi del conflitto. Anche perché le forze di Kiev seppur forti degli armamenti e dell'intelligence garantite da americani e inglesi hanno subito, anch'esse, anche se nessuno ne conosce l'esatta entità, perdite assai pesanti.

Perdite che rendono assai complessa un'offensiva contro un esercito russo che, per quanto provato e logorato, può ora concentrare tutte le sue forze sul fronte sud occidentale. Proprio per questo la nuova fase rischia di rivelarsi tutt'altro che «finale». E trasformare, invece, l'Ucraina nello scenario di una nuova guerra «senza fine».

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