Renzi fa la guerra alla Libia senza il mandato del parlamento

Prima la dichiarazione di guerra di Gentiloni a Sky Tg24. Poi Renzi al Tg1: "Italia pronta a fare la sua parte". Infine la Pinotti al Messaggero: "Inviare almeno 5mila soldati". Tutto senza consultare le Camere. Forza Italia accusa: "Il premier non ha il mandato del parlamento"

Ammainato il Tricolore all'ambasciata italiana di Tripoli
Ammainato il Tricolore all'ambasciata italiana di Tripoli

Matteo Renzi esautora il parlamento ancora una volta. L'intervento militare in Libia è ormai all'ordine del giorno. Per rispondere all'avanzata dei jihadisti vicini allo Stato islamico, il governo italiano ha subito mostrato i muscoli annunciando che, presto o tardi, dichiarerà guerra alla Libia, "naturalmente nel quadro della legalità internazionale", ossia in caso di intervento sotto l'ombrello Onu. Nelle ultime ore i ministri Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti sta affollano i media per delimeare la portata della missione al di là del Mediterraneo. Rimbalzano da una tivù alla'altra, da un quotidiano all'altro, da una radio all'altra dimendicandosi di andare a riferire in parlamento.

"Noi abbiamo detto all’Ue e alla comunità internazionale che non si può far finita di dormire - ha annunciato ieri sera Renzi al Tg1 - a Libia è qualcosa che riguarda tutti noi quindi ci vuole una missione più forte dell’Onu innanzitutto politica e democratica e l’Italia sarà pronta a fare la sua parte nella missione Onu per difendere l’idea di liberà e diritti". Di quanto il premier sta decidendo a Palazzo Chigi coi suoi ministri, i parlamentari non sanno granché. Gentiloni parla di un intervento militare, la Pinotti annuncia che oltre 5mila soldati sono pronti a partire per la Libia. La guerra è alle porte, insomma. "Il peggioramento della situazione in Libia richiede ora un impegno straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità - spiega il ministro degli Esteri - l'Italia promuove questo impegno politico straordinario ed è pronta a fare la sua parte in Libia nel quadro delle decisioni delle Nazioni Unite". Un intervento militare contro i sanguinari macellai dello Stato islamico mette d'accordo quasi tutto il parlamento. Solo i Cinque Stelle si sono dichiarati contrari. "La guerra genera guerra", ha commentato duramente Alessandro Di Battista. Ma è solo una voce fuori dal coro. Avrà modo di opporsi quando il governo deciderà di presentarsi in parlamento per riferire quanto sta succedendo. Per il momento, Renzi e i suoi si sono ben guardati dal farlo.

"L'Isis va fermato, ma non puoi dichiarare guerra sui giornali ignorando il parlamento", ha scritto l'azzurro Maurizio Gasparri in un tweet rivolto alla Pinotti dopo aver letto l'intervista sul Messaggero in cui il ministro alla Difesa ha annunciato che bisogna inviare in Libia almeno 5mila soldati. Durissima anche Mara Carfagna che sul blog ha denunciato: "Anzichè venire in aula a fare il bullo di provincia a beneficio esclusivo del suo ego ipertrofico, Renzi venga alle Camere per spiegare cosa sta succedendo alle porte di casa nostra e qual è la strada che si intende adottare in questo momento delicatissimo per l’Europa tutta". Per il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta, Renzi e i suoi sono dei "pazzi irresponsabili" perché non possono dichiarare guerra "senza avere avuto il mandato del parlamento".

Davanti alle polemiche Gentiloni è subito corso ai ripari facendo sapere che giovedì prossimo (fra quattro giorni) riferirà alle Camere le linee che il governo intende seguire per "un impegno straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità" in Libia.

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