"È il partito del bla, bla, bla". Ora Renzi smonta il Pd

Il leader di Italia Viva spegne le voci su possibili addii dal suo gruppo: "È lo stesso giochino sul Conte 2, ma alla fine nessuno è andato via". E attacca il Partito democratico: "Gioca a tentare di dividere"

"È il partito del bla, bla, bla". Ora Renzi smonta il Pd

Negli ultimi giorni Matteo Renzi si sta togliendo molti sassolini dalle scarpe. Non solo contro il Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano e tutti i giustizialisti che lo hanno messo nel mirino, ma anche contro il Partito democratico che sembra aver dimenticato gli anni della lotta senza freni al "grillismo". L'ex presidente del Consiglio, si sa, non ha mai usato toni morbidi per attaccare il suo ex Pd: nelle ultime ore lo ha definito come il "partito del bla, bla, bla", così come ha dimostrato la strategia (fallimentare) adottata per il ddl Zan.

L'attacco di Renzi

Il leader di Italia Viva ha etichettato i dem come "un partito che gioca a tentare di dividere le persone che ha accanto, pur di arrivare a quel risultato sacrifica il vero disegno strategico". Un atteggiamento che di certo non porterà alcun risultato se verrà adottato anche in occasione della partita dle Quirinale: l'elezione del prossimo presidente della Repubblica è un obiettivo che si raggiunge se il Parlamento "gioca a unire in questa fase, non a dividere".

Le voci sugli addii

Renzi, intervenuto al Festival de "Linkiesta", si è espresso anche sul tema di possibili addii dal gruppo di Italia Viva (ipotesi lanciata da La Repubblica). Voci che, se confermate, avrebbero un peso notevole in vista della corsa per il Colle. Ma l'ex premier ha gettato acqua sul fuoco: a suo giudizio questo non è altro che "lo stesso giochino dell'altra volta sul Conte 2", quando "dicevano che 10 parlamentari avrebbero lasciato e con questo si sarebbero creati i numeri di una maggioranza diversa".

La storia però ha fornito un quadro totalmente diverso: il gruppo renziano si è dimostrato compatto, il fronte giallorosso non è riuscito a partorire il Conte-ter e alla fine Mario Draghi è approdato a Palazzo Chigi. "Io non lo so se 10 parlamentari se ne vogliono andare oggi. L'altra volta non se ne sono andati e fatemi dire grazie a tutte e a tutti i parlamentari di Italia Viva, perché grazie a loro abbiamo retto", sostiene Renzi. Che ha lanciato l'ennesima frecciatina al Partito democratico, evidentemente "più interessato a spinnare ai giornali eventuali problemi di Italia Viva".

Il piano anti-Renzi

Il sospetto è che ci sia una guerra in corso per mozzare le mani ai renziani (politicamente parlando, ovviamente) per la partita del Quirinale: come paventato da Paolo Bracalini su ilGiornale in edicola oggi, l'obiettivo sarebbe quello di disarmare Italia Viva per togliere al gruppo quel ruolo chiave che riveste dal punto di vista numerico. Gira voce che quelle di scissioni e addii siano veline montate e fatte filtrare dal Pd.

Come riportato da Fabrizio De Feo sempre su ilGiornale, Renzi si dice certo che si tratta di "una campagna d'odio nata perché 10 mesi fa abbiamo scelto di aprire una crisi per mandare a casa Conte". Parla di 94mila pagine come se "fosse un processo mafioso". Per lui resterà un processo politico alla politica: "Mettetevi comodi perché il processo finirà nel 2025 e ci saranno 4 anni per sbizzarrirsi".

I problemi del Pd

In realtà il Pd farebbe bene a guardare in casa propria. Innanzitutto perché diversi malpancisti non hanno gradito il piano messo in atto sul ddl Zan che di fatto ha portato all'affossamento del disegno di legge contro l'omotransfobia. Una serie di mugugni che si traduce anche nella possibilità della nascita di un partito dei sindaci dem: alcuni primi cittadini del Partito democratico lamentano poco coinvolgimento nelle decisioni cruciali e non escludono la formazione di una componente interna.

Senza dimenticare che sulla partita del Quirinale c'è il rischio disfatta per Pd e Movimento 5 Stelle: il pallottoliere è impazzito, i voti sono fuori controllo, i centristi torneranno a essere decisivi e il ruolo di Italia Viva sarà cruciale.

Lo sa benissimo Romano Prodi, che sulla sua pelle ha provato le conseguenze dei risultati imprevedibili nel segreto dell'urna: "Non mancano sorprese, sono sempre tante". Un avvertimento chiaro per il Pd di Enrico Letta che sembra intenzionato costantemente a mettere il becco nelle vicende altrui.

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