Riappropriamoci del significato della Resistenza

Ora e sempre Resistenza! Eh sì, oggi lo possiamo declamare

Riappropriamoci del significato della Resistenza

Ora e sempre Resistenza! Eh sì, oggi lo possiamo declamare. Questa parola, che era diventata vuota, uno slogan usato dai centri sociali per devastare le città o da alcuni pm per opporsi a leggi votate dal Parlamento, ritorna al suo significato vero, essenziale, genuino. La Resistenza all'invasore, quella che vediamo ogni giorno a Mariupol, quella dei cittadini ucraini in armi, anche donne e bambini, quella del presidente Zelensky. La guerra ucraina ci restituisce il reale senso storico della celebrazione del 25 aprile: la liberazione dall'invasore tedesco e dai suoi alleati collaborazionisti italiani, grazie ai militari statunitensi, del Commonwealth, francesi e anche polacchi, assieme a quelli dell'esercito regio. La Resistenza, composta da cattolici, liberali, socialisti, azionisti, comunisti ovviamente, diede un contributo fondamentale: senza questa, l'Italia non sarebbe risorta tanto facilmente. Questa la verità storica. Poi però, a partire dagli anni '60, della festa del 25 Aprile si è impossessata una parte, i comunisti e l'estrema sinistra, e da allora essa è stata usata non per unire ma per dividere, scagliando contro i governi democratici, della Dc, di Craxi e poi di Berlusconi, le accuse più infamanti, a cominciare da quella di essere fascisti. Erano, guarda caso, tutti governi atlantisti, cioè legati agli Usa, al paese che ci aveva liberato. Per questo la finta equidistanza tra Russia e Ucraina dell'Anpi e soprattutto l'accesso antiamericanismo, fino a minacciare chi scenda in piazza oggi con le bandiere della Nato, non sono un incidente di percorso o una gaffe comunicativa: fanno parte di una cultura politica precisa, quella dei nostalgici del comunismo, per i quali il 25 aprile sarebbe la «loro» festa. Non avrebbe mai dovuto essere cosi, e lo chiarì Berlusconi in un famoso discorso a Onna, da presidente del Consiglio, ma non lo è più, soprattutto oggi, di fronte alla guerra. Fortunatamente, nella sinistra italiana le voci equidistanti e anzi ipocritamente pro russe sono una minoranza, e anzi a riprendere il presidente Anpi sono stati molti esponenti e intellettuali vicini al Pd. Non era qualcosa di scontato. Per questo sbagliano coloro che, a destra, soprattutto se amministratori comunali, tendono a boicottare la Liberazione, con il vecchio argomento della festa divisiva. Se la si lascia ai Pagliarulo, lo sarà sempre. Lo è stata in passato, ma da oggi, e soprattutto oggi, essa reca tutte le premesse per non esserlo più.

I partigiani ucraini, armi alla mano contro la barbarie russa, sono infatti gli eredi dei nostri, che si batterono contro la barbarie nazista. E allora tutti in piazza, con i vessilli dell'Ucraina, della Nato, degli Usa: ma soprattutto con quelli italiani.

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