Salvini acclamato leader. "Io pronto per il Viminale"

Il segretario riconfermato vuole scalzare Piantedosi: "Ottimo ministro ma il partito vuole me e io sono disponibile, parlerò con la Meloni"

Salvini acclamato leader. "Io pronto per il Viminale"
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nostro inviato a Firenze

La conferma di quel che già si sapeva arriva a fine mattinata. Dopo l'intervento in collegamento di Marine Le Pen, il videomessaggio di Giorgia Meloni, tutto sui dazi fra «determinazione e pragmatismo», e l'arrivo alla Fortezza da Basso del generale Roberto Vannacci, che stringe fra le mani la tessera della Lega. Al termine, è Giancarlo Giorgetti a dare il grande annuncio: «Io penso che a questo punto si possa acclamare segretario della Lega Matteo Salvini». È fatta, il candidato unico succede a se stesso. Regnerà fino al 2029, dodici mesi in più, poi si vedrà. L'opposizione antisalviniana, quella vagheggiata dai giornali, non c'è mai stata o si è squagliata prima ancora di scendere in campo. Certo, i tempi d'oro sono lontani, ma il Capitano è sempre in sella e nessuno pare volerlo buttare giù.

Lui ascolta tutti, con particolare attenzione il presidente di Confindustria Emanuele Orsini che, sollecitato dal direttore di Radio Libertà Giovanni Sallusti, prova ad allentare la tensione sulle tariffe: «Niente panico». Salvini evoca Umberto Bossi, ricorda quasi commosso Silvio Berlusconi, mentre sul maxischermo compare una grande foto del meeting di Pratica di Mare, abbraccia Vannacci che porta la sua dote personale di consensi dentro il partito, smentendo almeno per ora le voci di un golpe interno o addirittura quelle sulla creazione di un altro movimento. Ci sarà un posto per lui come vicesegretario?

Intanto, il Capitano orienta la prua verso Washington. È a Bruxelles che stanno di casa i nemici, non a Washington. «Chi sceglie la Lega sceglie la pace», spiega il segretario che si sottrae alla tenaglia fra trumpiani e antitrumpiani, ma invita tutti a prendere atto della realtà. «I contro dazi raddoppierebbero i problemi per le aziende italiane ed europee». No al braccio di ferro con Washington: «Chi parla di guerre commerciali è nemico dell'industria italiana ed europea». E qui arriva la stoccata: «È a Bruxelles il problema per le nostre imprese. È lì che bisogna usare la motosega di Milei. Il primo azzeramento dei dazi lo può decidere domani la Commissione europea e poi si può andare a trattare con Trump, la Cina e il Messico».

La rotta è tracciata. Poi ci sono tutte le questioni sul tavolo, quelle internazionali e quelle interne. «La mia condanna? - si chiede Marin Le Pen in collegamento - È un attacco al popolo». Poi a sorpresa cita Martin Luther King per spiegare che la lotta «per i diritti civili dei francesi» va avanti . Se Le Pen si mette nella scia del leader nero, «io vado oltre e cito Nelson Mandela: la grande gloria dell'uomo non è non cadere ma sapersi rialzare».

La Lega è scesa in questi anni, ma ora i sondaggi sono positivi. In ogni caso, «i voti non si contano ma si pesano. Oggi siamo più decisivi, grazie ai milioni di italiani che ci stano dando la fiducia». L'obiettivo è andare avanti fino al 2027, a fine legislatura, «magari fino al 2032». Fra sette anni.

Governo compatto, nessun litigio, ma qualche grana si. Una in particolare: sabato era emersa la volontà di spingere di nuovo il vicepremier verso il Viminale e la poltrona di ministro dell'Interno. Lui non lascia cadere l'argomento, anzi: «Matteo Piantedosi è un amico ed è un ottimo ministro, è stata persona leale, di fiducia, di parola. Ma questo è un congresso di partito, i partiti fanno politica, non è un piacere ma mio dovere ascoltare quello che il partito ci chiede; sapendo che Matteo è e sarà un amico e un grande uomo di Stato, con serenità parlerò con lui e con Giorgia Meloni. Sono a disposizione dell'Italia e della Lega senza avere smanie», dice Salvini.

La mina è piazzata. Del resto quello fra ambizione e realismo è sempre un equilibrio precario.

Ma i sogni sono fin troppo chiari: «Sto bene anche da secondo, ogni tanto è rigenerante essere secondo, perché c'è qualcuno che ti apre il vento, mi trovo benissimo con Giorgia e gli alleati, ciò che conta però è tornare ad essere i primi che tirano il gruppo».

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