Sbarchi, la trincea al Viminale. Così si muoverà Mario Draghi

Lega in pressing: un "falco" agli Interni. Ma Lamorgese gli negherà deleghe specifiche. E il premier guarda all'Ue

Sbarchi, la trincea al Viminale. Così si muoverà Mario Draghi

Due visioni distanti, un punto di sintesi da trovare per evitare spaccature. L’estate si avvicina a grandi passi e con il bel tempo si ripresenta massivo uno dei problemi ciclici di questo Belpaese: gli sbarchi dei migranti. Negli ultimi due anni, pur con lo stesso premier, l’Italia ha sposato due linee diverse e contrapposte: prima i “porti chiusi” e i decreti Salvini, poi l’aperturismo giallorosso e la linea Lamorgese. Ora Draghi dovrà trovare una mediazione, tentare di smussare gli angoli, evitare che la politica si scorni su un tema già di per sé divisivo.

La strategia leghista

Le parti in campo stanno già tessendo le loro strategie. La Lega ha scelto, un po’ come su tutti i temi, il doppio forno: mostrarsi leali con gli esponenti nella squadra di governo, ma martellare il chiodo su agenzie di stampa e giornali. Al Viminale, per "marcare stretta" Lamorgese, il Carroccio ha inviato come sottosegretario Nicola Molteni. A lui spetta il compito di vigilare sull’operato di un ministro che i leghisti hanno dovuto ingoiare come un rospo. Luca Casarini, il “disobbediente” capo-missione di una Ong, ha detto che all’Interno è tornato “il falco dei decreti Salvini”. Ed è vero: per Molteni “i falchi sono animali pregiati e protetti”, come a dire che la definizione (e il ruolo) tutto sommato non gli dispiacciono. Ufficialmente promette a Lamorgese di lavorare con “dialogo, confronto e collaborazione” per “risolvere i problemi del Paese”. Ma l’obiettivo è marcare un po’ di discontinuità con il passato: gli sbarchi nel 2020 sono quasi triplicati rispetto al 2019 (quando Salvini era ministro) e i primi due mesi del 2021 hanno registrato un balzo del 77%. Per Molteni serve un “cambio di rotta” in vista di “proiezioni preoccupanti”. Per Salvini il motto si traduce in un esame “sereno, legittimo, dovuto e doveroso nei nostri confini di chi entra e chi esce”. Insomma "con la Lega al Governo si dovrà cambiare strategia anche con i porti spalancati".

Le resistenze giallorosse (e di Lamorgese)

Il problema non è “cosa” fare, quello è chiaro. Ma il “come”. Al governo c’è pure il Pd, sebbene senza caselle al Viminale. E comunque Lamorgese non abiurerà quanto fatto negli ultimi 13 mesi. Certo il patto di Malta non è stato un successone, nonostante i 1.500 rimpatri. E l'approdo massiccio di tunisini (13mila) con i barchini rende difficile la gestione: non rientrano nei patti di redistribuzione e per il rimpatrio le pratiche sono lunghissime. Ma le idee del ministro dell’Interno non cambiano: sarà lei, insieme al collega ai Trasporti, a gestire la pratica la gestione di soccorsi, sbarchi e accoglienza. Difficile immaginare il ritorno allo scontro con le Ong o alle navi tenute in mare. Tant'è che, per arginare il pressing leghista, pare che Lamorgese non intenda assegnare a Molteni deleghe specifiche sull’immigrazione. Si sente in trincea e non sembra intenzionata a cedere.

Le mosse di Draghi

Liti e scontri ovviamente non mancheranno. L’indagine sulla Mare Jonio, accusata di essersi fatta pagare per il trasbordo di migranti, è solo l’antipasto di quello che sarà. Lo stesso dicasi per la bomba sanitaria che si prospetta a Lampedusa. Per disinnescare la miccia, secondo Repubblica Draghi potrebbe allora pensare di trasferire a Palazzo Chigi la partita politica sui migranti, soprattutto per quanto riguarda la strategia europea. In ballo c’è la riforma di Dublino, considerata da più parti penalizzante per l’Italia. I correttivi ipotizzati dalla Commissione non soddisfano nessuno, visto che lasciano inalterati il peso sui Paesi di primo approdo e la volontarietà sulla redistribuzione. Ottenere qualcosa in più su questo piano potrebbe soddisfare entrambe le parti in causa (Lega e giallorossi) riducendo magari le occasioni di scontro. La sua strategia il premier l’ha spiegata in quattro righe al Senato: "Una sfida - disse - sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell'equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva.

Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”. La rotta è tracciata. Chi vivrà vedrà se basterà per evitare polemiche alla ripresa degli sbarchi.

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