Se l'atomica non è più un vero tabù

Era solo una storia da guardare in televisione. Tutto comincia con un missile che punta contro il cielo e poi l'orizzonte rurale di qualcosa che assomiglia al Kansas

Se l'atomica non è più un vero tabù

Era solo una storia da guardare in televisione. Tutto comincia con un missile che punta contro il cielo e poi l'orizzonte rurale di qualcosa che assomiglia al Kansas. C'è un soldato diretto verso una base militare. Non crede a quello che sta accadendo. «Ma sono impazziti, lo hanno fatto sule serio? Hanno premuto i bottoni». Da lì in poi è una corsa verso il nulla. Si vede un fungo atomico, poi un altro, bagliori, caos, gente che si riversa nelle strade che cerca di scappare, traffico, urla e poi la calma, un silenzio siderale avvolge ogni cosa. La vita quotidiana è sparita. È da lì che i pochi sopravvissuti ricominciano. È il 20 novembre del 1983 e questa è la prima puntata di The day after. L'idea è che l'apocalisse è a un tiro di dadi, ma per fortuna è solo uno sceneggiato. Sono gli ultimi anni della guerra fredda, con Ronald Reagan alla Casa Bianca e il volto da burocrate di Jurij Andropov al Cremlino. Tutti quelli che sono cresciuti in quegli anni sapevano che la guerra nucleare era un'ipotesi reale. Stava lì sulla tua testa, una cappa grigia imponderabile con cui convivere. L'atomica però, allo stesso tempo, era un tabù, una cosa folle. La possibilità esisteva, ma veniva frenata dalla logica della deterrenza. Se si usava quell'arma avrebbero perso tutti. L'atomica c'era, ma non ci credevi, anche se proprio in quel 1983 siamo arrivati a tanto così dal salto nel buio. Ci ha salvati il colonnello il tenente colonnello Stanislav Petrov che per fortuna non diede retta a ciò che vedeva sugli schermi. Quei missili che dall'America viaggiavano verso la Russia erano solo un'illusione ottica, una simulazione del computer. Petrov non diede l'allarme e la guerra nucleare non scoppiò. Adesso invece c'è qualcosa di strano. Sono mesi che si parla della possibilità, neppure tanto remota, di usare armi nucleari tattiche. Putin la mette in campo come una minaccia, a portata di mano. I rapporti della Cia fanno tremare. Il Times racconta che la Russia sta per fare un test nucleare ai confini dell'Ucraina. La preoccupazione c'è, ma non scatta la grande paura. La risposta degli umani assomiglia a un'alzata di spalle, una sorta di rassegnazione a tutto quello che può accadere.

Non capisci se non ci credono o sono troppo presi a preoccuparsi di altro. Si va avanti come si in fondo non si stesse ballando sulla fine del mondo. È come se l'eventualità fosse già stata digerita dalle nostre teste. L'atomica non è più un tabù.

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