La sfida della "Generazione Z": custodire il ricordo dell'Olocausto

Tra i libri pubblicati per la data-evento, un reportage sul rapporto fra i più giovani e l'orrore dei lager

La sfida della "Generazione Z": custodire il ricordo dell'Olocausto
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Come ogni anno per il Giorno della Memoria sono arrivati in libreria moltissimi titoli che aiutano a ripensare l'orrore della Shoah. Un diluvio di carta in cui bisogna, per forza, operare una scelta. Una scelta che aiuti una memoria vera, che aiuti ad avvicinare l'immensità di un massacro che sfugge per sua natura alla comprensione e che non deve essere annacquato in un ricordo «comandato».

Tra le uscite di quest'anno spicca sicuramente per la potenza della testimonianza personale La ballerina di Auschwitz. La mia storia (Corbaccio) di Edith Eva Eger. Eger è nata a Kosice, all'epoca in Ungheria, nel 1927. Sopravvissuta ai campi di sterminio, si è laureata in psicologia negli Usa e si è specializzata nella cura del disturbo post traumatico.

Il testo è autobiografico e racconta l'esperienza di una sedicenne gettata nell'assurda macchina di morte nazista. La narrazione inizia da quando Edith ha sedici anni, è una ginnasta che aspira alle Olimpiadi. E, fra gli allenamenti e le insicurezze tipiche dell'età, è troppo presa per soffermarsi a riflettere su quel che succede nel mondo e nel suo Paese. Ma l'Ungheria del 1943 è sull'orlo del baratro. Edith si trova quasi senza preavviso rinchiusa, insieme sua famiglia, nel vagone di un treno diretto ad Auschwitz. Persino in questi momenti bui, Eric, il ragazzo di Edith, mantiene viva la speranza: «Non dimenticherò mai i tuoi occhi» le dice attraverso le assi del carro bestiame.

Sarà questo a darle forza tra i reticolati del campo. Sopravvive, insieme con la sorella Magda, e torna a casa, piena di dolore e sensi di colpa: ha perso la madre, il padre, Eric... la vita le appare più un peso che un dono... È questa lotta per tornare alla vita e liberarsi dal male ad essere, forse, la parte più interessante del libro.

Sulla difficoltà del dopo si concentra invece Frediano Sessi in Quando si impara la paura (Marsilio). Sessi, autore di numerosi titoli sull'Olocausto, ricostruisce la vicenda di Laura Geiringer che fu trasferita nei campi sulla stessa «treno della morte» di Primo Levi.

Più centrato sul permanere dell'antisemitismo nel presente il saggio di Ariela Piattelli (giornalista ed direttore di Shalom, quotidiano online e magazine edito dalla Comunità Ebraica di Roma) Il futuro e la memoria. Shoah, antisemitismo e Generazione Z (RaiLibri): un libro-reportage che attraverso interviste ad esperti indaga i possibili scenari del futuro della memoria, strettamente legati al rapido mutamento dei linguaggi e degli strumenti di conoscenza.

I nativi digitali, figli della Generazione Z e ultimi ad aver ascoltato le parole di chi ha vissuto l'orrore dei campi di sterminio, affrontano una sfida fondamentale: custodire e proiettare nel futuro il ricordo della Shoah senza le voci dei sopravvissuti.

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