Più che il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese sembra il ministro dell'occhio bendato. Pur chiudendo sempre una palpebra sui fatti di sua competenza e sulle lacune gestionali generali dal punto di vista delle garanzie di sicurezza del nostro Paese, la Lamorgese riesce sempre a rimanere salda al suo posto.
All'indomani dei fatti scioccanti di Peschiera del Garda, sintomatici di una realtà, la nostra, non certo in salute per non dire fuori controllo, la procura di Verona ha aperto un fascicolo per violenze sessuali ancora contro ignoti. Proseguono in generale le indagini sulle devastazioni e sugli scontri tra gang, con possibile inserimento per alcuni reati dell'aggravante dell'odio razziale.
Inchieste parallele di enorme gravità, con la prima comunque indubbiamente più delicata, proprio perché le vittime di violenza sessuale sarebbero state aggredite perché "bianche" o comunque italiane. A far montare ancora di più l'indignazione, sono arrivate le parole del sindaco di Peschiera, Orietta Gaiulli (lista civica di centrodestra), la quale sostiene che le avvisaglie ci fossero già tutte e che "già nel 2020 avevamo avuto un centinaio di ragazzi africani sulla spiaggia libera di Castelnuovo, poi diventati 5-600 l'anno dopo, con disordini e un annegamento. Allora il prefetto introdusse un filtro nelle stazioni per prevenire nuovi disordini: identificazioni, video, controllo del biglietto. E il problema sembrava risolto".
Così, pur avendo continuato a monitorare la situazione e pur avendo avvisato per tempo le autorità del pericolo, gli allarmi non sono stati ascoltati: "Il 30 maggio ho avvisato prefetto e questore che le bande erano tornate e ho chiesto un servizio di prevenzione, il 31 ho allertato i carabinieri e la polizia di Peschiera che si rischiavano problemi per il video virale su Tik Tok che richiamava al raduno gente malintenzionata. Il 1 giugno il questore ha emesso un servizio di controllo ma decisamente sottodimensionato. Infatti è stato un disastro: il treno delle 13 del 2 giugno ha portato un migliaio di ragazzi che hanno devastato la spiaggia e la città". Ma non solo, se la prendeva anche col suo omologo, il sindaco di Castelnuovo (Giovanni Dal Cero, Lega e civiche) per "l'incapacità di dare una definitiva sistemazione alla spiaggia, ormai da tre anni teatro di violenze e scempi".
Sia la Questura che il prefetto di Verona hanno preferito non commentare l'accaduto, né il margine di manovra parecchio ridotto delle poche pattuglie delle forze dell'ordine presenti che di fronte ad un clima da guerriglia urbana hanno fatto ciò che potevano.
Ma dopo il disastro nella gestione dei flussi migratori, dopo il "moto ondulatorio" utilizzato per coprire la figuraccia degli agenti in borghese pizzicati tra i tafferugli di Roma dello scorso ottobre, non si capisce cos'altro sia necessario prima che il Ministro dell'occhio bendato Luciana Lamorgese si decida a rassegnare le dimissioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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