«È una decisione storica. Stiamo uscendo da un'epoca, per entrare in una nuova era». Da Stoccolma la premier Magdalena Andersson fa appena in tempo a verificare il sostegno del Parlamento e a dare l'annuncio ufficiale sulla domanda di adesione della Svezia alla Nato, decisa dopo due secoli di ostinata neutralità e giunta appena quattro giorni dopo quella della Finlandia, partner strategica. E nelle stesse ore alcuni filmati postati sui social media russi mostrano una batteria di lanciamissili balistici Iskander muoversi verso la frontiera con la Finlandia, secondo gli autori in direzione di Vyborg, città russa a 50 chilometri dal confine e a 200 chilometri da Helsinki, dove starebbe per nascere una «nuova unità militare».
È la conferma che nulla sarà più come prima tra i Paesi scandinavi e la vicina Russia di Vladimir Putin, dopo la guerra in Ucraina. Nella giornata in cui gli equilibri geostrategici d'Europa cambiano per sempre, 16mila militari, provenienti da 11 Paesi, hanno dato il via in Estonia all'esercitazione Nato Hedgehog 2022. Le manovre, che secondo il vice comandante delle Forze estoni, Veiko-Vello Palm, erano previste già da un anno, hanno visto unirsi nelle ultime settimane nuovi Paesi. Coinvolti tutti i corpi delle forze armate di terra, mare e aria, così come le unità cyber. E tra i militari ci sono almeno 250 soldati finlandesi.
Ecco perché, mentre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si rallegra per l'adesione «a vantaggio della sicurezza e della difesa collettiva» e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per la «sicurezza euro-atlantica e della Svezia in un momento critico», il Cremlino si affretta invece ad affermare l'opposto: «Non rafforzerà la sicurezza europea». Putin interviene direttamente e tenta prima di derubricare l'evento: «L'adesione non rappresenta una minaccia diretta per noi», dice al vertice dei leader dei Paesi eurasiatici della Csto, l'Organizzazione che riunisce alcune delle ex repubbliche sovietiche in alleanza militare. Poi minaccia conseguenze, smentendosi: «L'espansione delle infrastrutture militari in questi territori provocherà sicuramente la nostra risposta». E via con le accuse al rivale numero uno: «La Nato è usata come strumento della politica estera di un Paese, gli Stati Uniti, e questo in modo molto aggressivo, abile e persistente». Perciò Putin definisce l'espansione dell'Alleanza un problema «artificiale». E Mosca non prevede incontri tra il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov e la ministra svedese Ann Linde. Al contrario, il ministro della Difesa di Stoccolma, Peter Hultqvis, sarà negli Stati Uniti domani per colloqui con il capo del Pentagono, Lloyd Austin. Il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, dopo aver incontrato a Helsinki il presidente finlandese, Sauli Niinistö, ha anticipato che il Congresso americano potrebbe ratificare l'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato entro agosto. Ma Stoccolma deve prima convincere la Turchia, il Paese membro dell'Alleanza fin qui contrario ai due ingressi, a causa dell'asilo politico offerto dai due Paesi ai terroristi curdi del Pkk, come ha ribadito ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan: «Non cederemo». La Svezia ha già inviato ad Ankara una delegazione diplomatica, alla quale - secondo anticipazioni dell'agenzia di stampa svedese Tt - potrebbe seguire la visita dei ministri degli Esteri di Stoccolma e Helsinki, per discutere delle obiezioni turche all'ingresso dei due Paesi.
A dar man forte a Putin, nel frattempo, il vassallo Aleksandr Lukashenko. A Mosca per il vertice Csto, il presidente di Bielorussia, che ieri ha incontrato Putin, ha affermato che la Russia non dovrebbe combattere da sola contro l'espansionismo Nato.
Ma fra i leader di Armenia, Kazakistan, Kirgizistan, Tagikistan e Uzbekistan, tutti membri dell'alleanza difensiva eurasiatica, solo Lukashenko ha rilanciato il suo appoggio alla «operazione militare speciale» contro l'Ucraina, avvisando: «Guardate l'Ue, come vota e agisce in modo monolitico. Se ci separiamo saremo schiacciati e dilaniati».
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