
Ore 16, alla Farnesina. La convocazione dell'ambasciatore russo a Roma, Alexey Paramonov, il ministro degli Esteri Antonio Tajani la decide in Canada, dov'è per il G7. Dopo «l'ennesimo attacco verbale» da Mosca al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che definiva «menzogne» le sue parole sulla minaccia nucleare russa, il vicepremier esprime la sua condanna. E ricorda che Mattarella «è un uomo di pace e simbolo di unità nazionale ed europea».
Mezza giornata dopo, mentre a Roma il segretario generale della Farnesina, l'ambasciatore Riccardo Guariglia, metteva in riga Paramonov, Tajani spiegava da Charlevoix la posizione della Farnesina: «È inconcepibile che ci sia un ripetuto attacco alla figura del capo dello Stato da parte della portavoce del ministero degli Esteri russo. Attacchi immotivati, reiterati, anche con qualche minaccia. Nelle relazioni diplomatiche non fa bene».
Ore prima, ancora la Zakharova interveniva duramente contro lo stesso ministro per la decisione di convocare l'ambasciatore russo. In un'intervista al giornale Izvestia, si chiedeva: «Perché una tale reazione? Apparentemente perché abbiamo di nuovo colpito il cuore del problema: abbiamo colto la stessa persona a mentire». Poi affondava il colpo: «Non hanno nulla con cui difendersi e quindi hanno deciso di attaccare. Ma lo hanno fatto invano. In primo luogo, hanno solo attirato più attenzione sui loro problemi. E in secondo luogo, lo scoprirete più avanti».
Di qui la reazione italiana, poco dopo l'«amichevole» incontro di Tajani con il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Il ministro sui social definisce le relazioni Italia-Usa «solide e rivolte al futuro», confermando la «centralità della collaborazione transatlantica nella politica estera italiana». Il ministro riferisce sui social di aver parlato con Rubio di pace in Ucraina e sicurezza in Europa, concordando «sulla necessità anche da parte dell'Italia e dell'Europa di investire di più in difesa». Quanto ai dazi, spiega di aver insistito sul «dialogo per evitare guerre commerciali, che non fanno bene a nessuno» e si mostra ottimista sui rapporti con l'amministrazione Trump. «Come italiani - spiega- faremo la nostra parte anche in Europa perché la soluzione non può che essere quella del dialogo, non bisogna fare dichiarazioni roboanti, ma cercare di lavorare. Ci sono soluzioni che possono essere trovate. Io credo che gli Stati Uniti vogliano dialogare con l'Italia per quanto riguarda le cose che riguardano le cooperazioni bilaterali. Poi ci sarà il dialogo con la Commissione europea che ha la competenza esclusiva in materia.
Noi siamo pronti a fare tutto ciò che serve per risolvere i problemi». Il ministro avverte: «Un braccio di ferro non serve a nessuno, Europa e Stati Uniti sono due facce della stessa medaglia e dialogo non significa debolezza».
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