Tassa sulle merendine? È stata un fallimento ovunque

Secondo un’analisi del ForFreeChoice Institute – Campagne Liberali, le tasse di scopo come quella sulle merendine non funzionano, come dimostrano i precedenti esperti provenienti dall'estero

Tassa sulle merendine? È stata un fallimento ovunque

Se il buongiorno si vede dal mattino, cominciamo male. Nemmeno il tempo di insediarsi e il nuovo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha già lanciato la sua prima provocazione: “Vorrei delle tasse di scopo: per esempio sulle bibite gasate e sulle merendine o tasse sui voli aerei che inquinano".

"L’idea è: faccio un’attività che inquina (volare), ho un sistema di alimentazione sbagliato? Metto una piccola tassa e con questa finanzio attività utili, la scuola e stili di vita sani”, ha spiegato Fioramonti, intervistato dal Corriere della Sera. Il nuovo governo più 'rosso' che 'giallo' si presenta come temevamo: l'esecutivo delle tasse. Sembra d'esser tornati indietro al 2007 quando l'allora ministro Tommaso Padoa-Schioppa diceva: "Le tasse sono una cosa bellissima". Peccato che a pagare siano sempre i deboli consumatori. Quella di Fioramanti più che un'imposta 'salutista' si presenta come una misura che va a colpire i più deboli in assoluto, i bambini che già subiscono l'onta di frequentare istituti scolastici decadenti e non a norma di legge. Ma andiamo al nocciolo della questione.

Ecco dove e perché non ha funzionato

Se l'obiettivo della proposta di Fioramonti è quello di recuperare 3 miliardi di euro per la Scuola e la Ricerca, questa tassa è utile allo scopo oppure no? Secondo un’analisi del ForFreeChoice Institute – Campagne Liberali, un istituto di ricerca che tra gli obiettivi ha quello di difendere la libertà di scelta del cittadino, le tasse di scopo non funzionano, come dimostrano i precedenti. Nel gennaio 2014 in Messico è stata introdotta un'imposta del 10% sulle bevande zuccherate. Una ricerca dell’Università della North Carolina, l’Istituto Nazionale della Salute Pubblica del Messico and il Centro per la Ricerca sulla Nutrizione e la Salute certificò un calo delle vendite del 6% nel primo anno. Non proprio un effetto positivo dal momento che lo Stato aveva incassato un gettito minore e, allo stesso tempo, aveva penalizzato la piccola e media impresa della distribuzione e vendita al dettaglio. L’associazione nazionale dei piccoli commercianti messicani, Alianza Nacional de Pequenos Comerciantes (ANPEC), denunciò i danni subiti dalla filiera con un danno economico sensibile per circa 30.000 imprese di piccola dimensione.

In Danimarca, invece, nel 2011, il governo ha introdotto un’imposta universale sugli alimenti con un contenuto di grassi saturi superiore al 2,3%. Risultato? Alcuni danesi hanno cambiato le loro consuetudini acquistando prodotti con meno grassi ma questo ha significato meno entrate. Molti altri invece iniziarono a fare la spesa nei paesi limitrofi come la Svezia e la Germania e, come sostenuto da Euromonitor, nonostante l’imposta, i consumi crebbero del 6,8% a beneficio di altre nazioni e a scapito dell’economia nazionale. In Danimarca, infatti, l’occupazione nel settore della vendita alimentare è calata di ben 1.300 unità. La tassa fu abbandonata dopo soli 15 mesi, quando le sue conseguenze indesiderate divennero troppo palesi per essere ignorate. Nel 2014, in Cile, è stata approvata una misura per aumentare le imposte sulle bevande zuccherate. L’aliquota fiscale è stata aumentata dal 13% al 18% per i drink contenenti 6,25 g di zucchero aggiunto ogni 100 ml. Questo ha portato a una riduzione del 21,6% nel consumo delle bevande zuccherate.

Se il ministro Fioramonti intende usare gli introiti della tassa sulle merendine per finanziare gli stipendi degli insegnanti, deve essere consapevole che una tale politica fiscale porta a una calo dei consumi e, quindi, le entrate fiscali rischiano addirittura di diminuire. Si ottiene, perciò, il risultato opposto a quello desiderato. Il professore Pietro Paganini, del ForFreeChoice Institute, intervistato da ilgiornale.it sostiene che: “Se l’obiettivo della tassa è raccogliere risorse si tratta di una contraddizione. Le imposte di scopo nascono per ridurre i consumi, spesso con obiettivi nutrizionali o ambientali.

Ma se diminuiscono i consumi allora avrai anche meno entrate. L’illogicità è evidente. Invitiamo il Ministro a riconsiderare questa proposta e ci auguriamo concentri i suoi sforzi verso una vera ristrutturazione della scuola di cui l’Italia beneficerebbe”.

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