Teppisti in azione a Trieste. Sfregio al busto di D'Annunzio

Imbrattata la statua del Poeta ma i due vandali sono stati ripresi dalle telecamere: mai cancellare la storia

L a telecamera ad alta definizione installata appositamente dal Comune di Trieste non perdona. Si vedono due deficienti lui tutto incappucciato e nero, lei zompettante e solo con la mascherina avvicinarsi alle spalle della scultura che raffigura a grandezza naturale Gabriele d'Annunzio mentre legge, quieto, su una panchina. Poi i due minus habens versano un secchio di vernice gialla sulla testa calva del poeta. Il video mi è arrivato di mattina, dal sempre attento sindaco Roberto Dipiazza, mentre stavo preparando una manifestazione al Vittoriale degli Italiani. È stata una bella festa, abbiamo inaugurato il roseto, con decine di specie di rose, fra cui la magnifica Gabriele d'Annunzio, abbiamo festeggiato nuove opere donate da artisti e nuovi libri. Abbiamo anche festeggiato - decorandoli di medaglie - i nuovi nati degli amici, dei collaboratori e dei dipendenti del Vittoriale: lo facciamo da anni, senza aspettare gli appelli di Papa Francesco e di Mario Draghi. La festa non ne è stata minimamente turbata, anche perché sapevo che la polizia municipale di Trieste, efficientissima, era sulle tracce dei due stolidi guastatori, sappiamo già che non sono triestini. E la scultura è già stata ripulita dall'altrettanto efficiente amministrazione. Mi hanno rallegrato anche i commenti sulle varie pagine internet. Tralascio i più pesanti, mi è piaciuto quello dell'amico Roberto Burioni, vedetelo sul mio Twitter, e quello di chi suggerisce fantasiose e non violente punizioni sul modello della gogna. Potrebbe sembrare soltanto una bravata di due beoti, ma il problema è più vasto. E mi ha fatto maggiore impressione di quando la presidente delle Slovenia e il sindaco di Fiume protestarono per l'inaugurazione della scultura, il 12 settembre 2019. Lì, almeno, c'era una diversa interpretazione storica dell'impresa di Fiume. Nei due ottusi verniciatori, invece, temo ci sia un vuoto profondo riempito dalla «cancel culture»: un fenomeno angosciante già dal nome e che crescendo ogni giorno porta a deliri di ignoranza anche da parte di persone che dovrebbero rappresentarci. È dell'altroieri la notizia per cui il senatore della Basilicata Saverio De Bonis (ex 5 Stelle espulso non mi interessa sapere perché dal suo partito), ha proposto di chiudere il Museo Lombroso di Torino. Dice che offende i meridionali.

È lui che offende i meridionali, rappresentandoli. Un museo simile serve a conoscere gli errori scientifici del passato, per non cadere nella tentazione di ripeterli. È storia, e la storia bisogna conoscerla, non nasconderla o verniciarla del proprio colore preferito.

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