Tute blu unite otto anni dopo: sciopero in vista

Pace sindacale ritrovata nella vertenza per il rinnovo del contratto

Tute blu unite otto anni dopo: sciopero in vista

Roma - Ritrovata unità per le tute blu. Dopo oltre quattro mesi dall'inizio del confronto e dodici incontri che hanno lasciato inalterate le distanze su quello che è il nodo principale del negoziato con Federmeccanica, il salario, e soprattutto dopo gli ultimi due contratti separati (firmati senza la Fiom-Cgil), i sindacati dei metalmeccanici tentano di ricompattarsi per mettere in campo una mobilitazione unitaria, sciopero compreso. I segretari generali di Fiom-Cgil (Maurizio Landini), Fim-Cisl (Marco Bentivogli) e Uilm-Uil (Rocco Palombella), pur partendo da posizioni distanti, si vedranno per fare il punto su una valutazione comune del negoziato e una risposta unitaria. Che sono pronti a tirar fuori oggi in occasione del nuovo incontro con Federmeccanica. E, sempre in settimana, dopo otto anni, come è stato rimarcato dagli stessi protagonisti, è nell'aria che si riuniscano unitariamente le tre segreterie. Oggi, chiusa la fase degli incontri in ristretta, è infatti in calendario la plenaria, che non porterà alla stretta del negoziato, anzi. Al tavolo, di fronte alla riconferma della propria proposta salariale da parte di Federmeccanica (nessun aumento nel 2016 per «recuperare» gli importi maggiori già riconosciuti per lo scostamento tra l'inflazione prevista e quella reale nel «vecchio» contratto, l'introduzione dei minimi di garanzia dal 2017 con la rivalutazione ex post), Landini, Bentivogli e Palombella tireranno fuori le proprie rivendicazioni e il percorso di mobilitazione, che dovrebbe prevedere per gli inizi di aprile assemblee con i lavoratori attivi (regionali, tre tra nord, centro e sud, o un unico appuntamento nazionale) e poi anche uno sciopero. La mobilitazione, comunque, andrà in parallelo al negoziato, che i sindacati (come peraltro Federmeccanica) non hanno intenzione di interrompere. L'obiettivo è aprire una fase nuova della trattativa che porti al rinnovo del contratto. E la condizione, come ripetuto dalla Fim-Cisl, è che alla base ci siano anche regole nel rapporto tra le organizzazioni sindacali e rispetto tra le diverse posizioni. A oggi per i sindacati non ci sono le condizioni per fare il contratto, ritenendo la proposta delle imprese irricevibile perché limiterebbe gli aumenti salariali del contratto nazionale solo al 5% dei lavoratori metalmeccanici. Il tutto, poi, si intreccia con la partita per la presidenza di Confindustria: il 31 marzo sarà designato il successore di Giorgio Squinzi e l'attesa del nome, secondo molti, influenza anche i tempi della partita contrattuale.

«Se Federmeccanica non muta la proposta è chiaro che bisognerà calendarizzare uno sciopero» ammonisce Bentivogli (Fim-Cisl). «Abbiamo una trattativa importante - gli fa eco Landini (Fiom-Cgil) - e il rischio molto concreto è che la rigidità di Federmeccanica possa portare alla necessità di una mobilitazione». Dal canto suo la Uilm, poi, invita la controparte a modificare la propria impostazione.

Se, però, non lo farà - spiega Palombella - «non potremo girarci dall'altra parte. Dovremo stare nei luoghi di lavoro, tenere assemblee unitarie, determinare mobilitazioni importanti, sciopero compreso». Come ai vecchi tempi.

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