L’utero in affitto e il suo "mercato" molto redditizio ritornano ad essere oggetto di una campagna choc per le vie di Roma organizzata dai leader del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona e dai componenti di Pro Vita e Famiglia (la più grande associazione pro-life italiana nata, all’indomani dell’assise veronese, dalla fusione di Pro Vita onlus con Generazione Famiglia).
Per quindici giorni, a partire da oggi, diversi camion vela gireranno per la capitale per sensibilizzare cittadini e politici contro l'idea che i bambini siano prodotti "da vendere o regalare". Le immagini mostrano i volti dei bambini su etichette di barattoli che somigliano a quelle degli omogeneizzati, con l’indicazione della cifra occorrente per ottenere un figlio attraveso l’utero in affitto, un nome ipotetico assegnato, l’indicazione del sesso e un codice a barre.
"È la nostra denuncia agli orrori di questo commercio e contro il business dell'affitto di uteri e compravendita di ovuli", hanno spiegato attraverso un comunicato stampa il presidente di Pro Vita e Famiglia e del Congresso Mondiale delle Famiglie Toni Brandi e il suo vice Jacopo Coghe, "Come il nascituro anche le madri surrogate e le cosiddette ‘donatrici’ di ovociti sono vere e proprie vittime di questo mostruoso sistema che deve finire. Il bambino non e' un prodotto ne' un oggetto da vendere o da regalare".
Con la nuova campagna gli organizzatori del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie dello scorso marzo e i prolife di Pro Vita e Famiglia si propongono di ribaltare la situazione di una donna ridotta "a forno a legna", dello sfruttamento della stessa donna e dei bambini ottenuti con l’utero in affitto, di contrastare quella parte del mondo femminista e sindacale che appoggia l’utero in affitto e sostenere le tesi dell’altra parte del mondo femminista e sindacale che si è espresso contro tale pratica.
"Abbiamo visto, con lo scandalo di Bibbiano, l'ossessione di avere un figlio a tutti i costi in cosa può degenerare" , hanno spiegato Brandi e Coghe, "Noi vi vogliamo mostrare la vera faccia di quella che viene chiamata, con l’inganno linguistico, maternità surrogata". I due pro-life invitano gli italiani a riflettere, "di fronte alle pretese al ‘diritto di filiazione’", se una tale ambizione considera il diritto dei minori a non essere sfruttati come oggetti di desiderio, come possono essere la proprietà di un Suv o una vacanza nei paradisi tropicali.
Gli organizzatori del Congresso delle Famiglie e i membri di Pro Vita e Famiglia ne hanno anche per la sindaca di Roma, la cinquestelle Virginia Raggi, e per la sua amministrazione grillina. Brandi e Coghe hanno spiegato che Roma non potrà essere tappezzata di manifesti, una cosa che avevano previsto, perché "le concessionarie contattate, per paura di un intervento sanzionatorio da parte del Comune di Roma, come già successo, si sono tirate indietro".
Lanciando il guanto di sfida alla prima cittadina capitolina, Brandi e Coghe hanno domandato se la Raggi ha veramente il coraggio di combattere il vero degrado, "sia morale che cittadino, o preferisce discriminare i bambini e ignorare la solidarietà nei confronti degli indifesi".
I Congressisti di Verona e i componenti di Pro Vita e Famiglia hanno chiesto l’aiuto anche al vicepremier e ministro dell'Interno, il leader della Lega Matteo Salvini, peraltro uno dei leader politici nazionali (insieme alla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni) che è intervenuto all’incontro mondiale della città scaligera dello scorso marzo. "Con forza, si è battuto sempre contro l'utero in affitto e per garantire una mamma e un papà ai bambini", hanno spiegato Tony Brandi e Jacopo Coghe. "Gli chiediamo di bloccare le trascrizioni anagrafiche alle coppie dello stesso sesso".
Una petizione, già firmata da migliaia di persone, chiede sui profili dei prolife il rispetto del "sacrosanto diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà". Nella petizione viene ricordato che il diciannove giugno scorso la Corte costituzionale ha deciso che il divieto per le coppie omosessuali di ricorrere alla procreazione artificiale non viola la Costituzione e che le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno deciso, lo scorso otto maggio, che non potrà essere trascritto, sui registri dello stato civile italiano, il cosiddetto "genitore d’intenzione".
In pratica, non sarà oggetto di trascizione il provvedimento di un giudice straniero che ha accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all’estero, mediante il ricorso all'utero in affitto, e un soggetto che non abbia con lo stesso alcun rapporto biologico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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