Napoli - Raffica di arresti in tutto il Paese nell’ambito di un’operazione per reati ambientali. La ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, Marta Di Gennaro, e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania, sono stati arrestati dai carabinieri nel blitz coordinato dalla procura della Repubblica di Napoli. I due, ai quali è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari, sono accusati di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Nella stessa operazione che ha portato in manette altre dodici persone, sono anche indagate l’ex governatore Antonio Bassolino, l’ex assessore regionale Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi.
Arresti a raffica per i rifiuti Nel corso dell'operazione, coordinata dalla procura di Napoli e portata avanti dai carabinieri del Noe e dalla Guardia di Finanza, è stata accertata l’esistenza di un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani. Un accordo che ha consentito, per svariati anni, lo sversamento in mare del percolato (il rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani) in violazione delle norme a tutela dell’ambiente. Secondo gli inquirenti, infatti, il percolato veniva immesso senza alcun trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal Salernitano fino al Casertano. Agli arresti domiciliari è finito anche Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente. Sono invece in carcere Lionello Serva, ex sub-commissario per i rifiuti della Regione Campania; Claudio Di Biasio, tecnico degli impianti del Commissariato; Generoso Schiavone, responsabile della Gestione acque per i depuratori della Regione Campania e Mario Lupacchini, dirigente del settore Ecologia della Regione.
Sequestri in prefettura e Protezione civile Sequestri di documentazione sono stati messi in atto in diverse sedi istituzionali, come la prefettura di Napoli, la Regione Campania ma anche la Protezione civile di Roma e in sedi di aziende di rilievo nazionale. L’indagine, durata fino al luglio 2010, ripartiva da quella conclusa nel maggio 2008 e nota con il nome di "Operazione Rompiballe" che aveva portato all’arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti. E' stata sviluppata mediante attività tecniche, nonchè riscontri documentali, che hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della pubblica amministrazione e tecnici delle strutture commissariali che si sono avvicendati al Commissariato per l’emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008.
Salute a rischio per i cittadini Quanto emerso dal nuovo filone "non può non allarmare" perché ha messo "a rischio la salute delle persone". Il procuratore aggiunto di Napoli Aldo De Chiara ha spiegato che sarebbe stato sversato in mare, soprattutto nella zona di Cuma e nell’area circostante, percolato altamente inquinante. I rifiuti liquidi, infatti, erano conferiti in numerosi depuratori regionali in assenza di tutte le necessarie autorizzazioni oppure in impianti inadeguati ad assicurare la depurazione. Si è venuta così a creare un’attività di depurazione "meramente apparente" e un’attività di sversamento "continuativa e imponente" lungo il litorale campano di reflui inquinanti e non depurati in grado di determinare il disastro ambientale delle coste. Una situazione che, soprattutto nell’estate 2008, portò ad una vera e propria emergenza in tutta la zona flegrea nella quale fu inibita la balneazione.
Le "colpe" della politica Secondo il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore, "non c'è la volontà politica di risolvere il problema. Da 16 anni la questione rifiuti è sempre emergenza". "Da parte delle forze politiche non c’è la volontà di risolvere il problema, altrimenti a quest’ora sarebbe già risolto. Si creano solo soluzioni tampone - ha aggiunto - tutti sanno che bisogna costruire una nuova discarica ma non si riesce a individuare dove. Da tempo ripeto che nel Napoletano non c’è spazio. In questa Regione si può solo creare nel Beneventano o nell’Avellinese dove ci sono campagne lontane dai centri abitati". "Si continua però a perdere tempo.
C’è un continuo battibecco e ad esempio - ha proseguito - ancora non si è iniziato a scavare per costruire il termovalorizzatore di Napoli Est. Bisognerebbe - ha concluso Lepore - mettersi a un tavolo e risolvere seriamente la questione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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