Casal Bruciato è un quartiere popolare irrequieto, spesso protagonista delle cronache giornalistiche. Quest’inverno, ad esempio, a causa della mancata accensione dei riscaldamenti negli alloggi popolari, un manipolo di inquilini ha rovesciato a terra i cassonetti, dando fuoco alla spazzatura. A primavera, invece, è iniziata la mobilitazione contro l’assegnazione delle case alle famiglie rom. Prima in via Cipriano Facchinetti, poi in via Sebastiano Satta, con decine di persone riunite per impedire l’arrivo dei nomadi. Insomma, in questo quadrante di periferia dove si concentrano quasi 5mila alloggi popolari, alcuni di proprietà del Comune, altri della Regione, si è radicata la convinzione che, quando qualcosa non va, l’unico modo per ottenere un briciolo d’attenzione è alzare la voce. Non a caso, al termine di ogni protesta, il leitmotiv è sempre lo stesso: “Altrimenti non ci sente nessuno”.
Hanno pensato la stessa cosa anche Samantha, 30 anni, e Ivan, di 29, che lo scorso lunedì si sono presentati all’apertura del nuovo circolo del Pd di Casal Bruciato non certo per festeggiare. Presente all’appuntamento che, come nella parabola del figliol prodigo, dovrebbe segnare il ritorno della sinistra alle periferie, c’era anche il segretario dem Nicola Zingaretti, arrivato in via Diego Angeli con un annuncio: “Il Pd è tornato qui per non andarsene più”. Nemmeno il tempo di finire la frase ed ecco comparire Samantha e il marito, spalleggiati da un gruppo di residenti, a chiedergli il conto di quella promessa, agitandogli sotto al naso la lettera di sfratto che gli ha recapitato a dicembre il Comune di Roma.
La loro è una delle tante storie che si ascoltano in periferia, una storia di emergenza abitativa sfociata in un’occupazione abusiva. Lei, in quell’alloggio popolare, ci è arrivata grazie alla generosità della vecchia assegnataria: “Avevo perso il lavoro, non avevo più un tetto sulla testa e mi sono ritrovata a dormire in macchina con due figli piccoli, quando stavo per affondare ho conosciuto la signora che abitava qui, si è offerta di ospitarci, io in cambio mi sdebitavo facendo le pulizie, questo finché non è venuta a mancare”. Era il 2015 ed il decesso della legittima assegnataria dell’appartamento ha messo Samantha davanti ad un bivio: finire in mezzo alla strada con due bambini piccoli, oppure, violare la legge?
Alla fine ha deciso: “Ho pensato ai miei figli, a quello che avrebbero patito, e non me la sono sentita di restituire la chiavi al Comune di Roma. Chi nella mia stessa situazione avrebbe fatto diversamente?”. Dopo qualche mese ha conosciuto Ivan che, all’epoca, faceva il magazziniere e raggranellava poco più di mille euro al mese. I due si innamorano e la famiglia cresce. A Mattia, 8 anni, e Gabriele, 7 anni, si aggiungono anche Aurora di 2 e il piccolo Samuel, di appena 6 mesi. Era ancora nel grembo della mamma quando, lo scorso 14 dicembre, il Campidoglio ha inviato quella lettera di sfratto. Per Samantha è un colpo durissimo. Nonostante il pancione si presenta in Municipio per cercare di trovare una soluzione, ma l’unica che gli viene prospettata dalla minisindaca dem Roberta Della Casa è una casa famiglia. “Noi – spiega Ivan che nel frattempo è rimasto disoccupato – siamo una famiglia molto unita, è sempre stata quella la nostra sforza, non ci vogliamo dividere”. Per cercare di allungare i tempi, i due hanno fatto ricorso al Tar, l’udienza è fissata ad ottobre.
Nel frattempo hanno chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza: “Ci hanno dato 480 euro – spiega Samantha – che uniti al bonus bebè e agli altri sussidi fanno 800 euro in tutto, sono comunque meglio di niente, ma ci bastano appena per campare, figuriamoci se possiamo permetterci una casa in affitto”. Adesso la speranza è che Zingaretti mantenga la parola data: “Quando ci siamo presentati all’inaugurazione – spiegano i due – ci ha stretto la mano e ci ha detto che ci aiuterà a risolvere la situazione, speriamo bene”. A sciupare l’entusiasmo dei primi momenti è stata quella telefonata che non è ancora arrivata. “Il suo segretario ci aveva promesso che ci avrebbe richiamati tra mercoledì e giovedì, ma il telefono non ha ancora squillato, non vorrei che si sia trattato solo di una trovata elettorale”, ragiona Ivan.
Secondo Samantha, invece, sarebbe più logico che intervenisse Virginia Raggi, dato che la casa che occupano è di proprietà del Comune di Roma: “A trovare i rom c’è andata – dice – perché non viene anche da noi?”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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