Il professor Valter Longo della USC Leonard Davis School of Gerontology, assieme alla collega Rozalyn Anderson dell'Università del Wisconsin, ha descritto in uno studio pubblicato su "Cell" le caratteristiche della dieta della longevità. I due scienziati hanno esaminato centinaia di ricerche su nutrizione, malattie e longevità negli animali da laboratorio e negli esseri umani e le hanno combinate con le proprie indagini sui nutrienti e sull'invecchiamento. L'analisi, oltre alle diete popolari (chetogenica, vegetariana, mediterranea), ha incluso anche la revisione di alcune forme di digiuno (intermittente, periodico). Infine il team ha collegato questi studi a specifici fattori dietetici che influenzano diversi percorsi genetici e i marcatori di rischio di malattia, inclusi i livelli di insulina, la proteina C-reattiva, il fattore di crescita insulino-simile 1 e il colesterolo.
Quali sono, dunque, gli aspetti salienti della dieta della longevità? Inanzitutto l'assunzione da moderata ad alta di carboidrati provenienti da fonti non raffinate e un basso consumo di proteine derivanti preferibilmente da fonti vegetali. Idealmente i pasti quotidiani dovrebbero svolgersi tutti entro una finestra di 11-12 ore. In questo modo si consente un periodo giornaliero di digiuno che può aiutare a ridurre la resistenza all'insulina, la pressione sanguigna e altri fattori di rischio per i soggetti maggiormente predisposti alle malattie. Per vivere più a lungo bisognerebbe mangiare molti legumi, cereali integrali e verdure. Al bando la carne rossa o quella troppo lavorata. Sono concessi con moderazione alimenti come alcuni tipi di pesce, carni bianche e cioccolata fondente.
Il prossimo passo nella ricerca della dieta della longevità ideale sarà uno studio che coinvolgerà 500 partecipanti residenti nel Sud Italia. La dieta della longevità presenta sia somiglianze che differenze con le diete mediterranee tipiche delle "zone blu" di super invecchiamento: Sardegna (Italia), Okinawa (Giappone), Loma Linda (California). In queste comunità dove spesso si registra un numero elevato di soggetti con età pari o superiore ai 100 anni, i regimi alimentari sono in gran parte vegetariani. Secondo Longo, la dietà della longevità deve essere adattata agli individui in base al sesso, all'età, allo stato di salute e alla genetica. Ad esempio, le persone con più di 65 anni potrebbero aver bisogno di incrementare l'apporto proteico per contrastare la fragilità e la perdita di massa corporea magra.
«La dieta della longevità - concludono gli scienziati - non è un regime alimentare da adottare esclusivamente per perdere peso, ma è un vero e proprio stile di vita che si ripromette di rallentare
l'invecchiamento. In quanto tale può integrare l'assistenza sanitaria standard. Inoltre, se presa come misura preventiva, aiuterà a evitare la morbilità e a sostenere la salute in età avanzata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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