Lo Scerbanenco inedito diventa un film d'autore

Elisabetta Sgarbi firma "L'isola degli idealisti" con Tommaso Ragno ed Elena Radonicich

Lo Scerbanenco inedito diventa un film d'autore
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Quando la vita sembra finita, e non ci aspettiamo più sorprese: ecco, proprio quello è il momento in cui tutto cambia. Basta un incidente, un imprevisto, una visita inattesa per soffiare sulle braci di un'esistenza grigia solo all'apparenza. All'improvviso ci scopriamo diversi. Anzi, torniamo a essere noi stessi. È quello che succede nell'Isola degli idealisti, il film di Elisabetta Sgarbi presentato ieri in concorso alla Festa del Cinema di Roma. Tratto dall'omonimo romanzo (perduto e ritrovato) di Giorgio Scerbanenco, edito dalla Nave di Teseo, scritto dalla regista con Eugenio Lio, recitato da un cast dove brillano Tommaso Ragno ed Elena Radonicich, il film scava in profondità e si fa «sentire» anche a distanza dalla prima visione. Restano negli occhi le nebbie padane, i «casoni» della zona di Comacchio, il delta del Po, il cappotto alla Alain Delon di Ragno, la bellezza mai banale di Radonicich, e soprattutto l'enigmatico e sorprendente finale. Possibile che Celestino (Tommaso Ragno) nascondesse un animo profondamente avventuroso, lui che sembra aver abdicato alla vita dopo aver fatto il medico forse per compiacere il padre e dopo aver perso il lavoro per... Non lo possiamo dire. Nonostante ci sia di mezzo Scerbanenco, non siamo alle prese con un giallo, si direbbe sulle prime. Invece è proprio un giallo, anche se non sono così importanti l'eventuale morto, l'assassino e l'ispettore.

Due ladruncoli approdano sulla piccola isola della Ginestra, l'ultima prima del mare aperto. Qui, in uno splendido palazzo, circondato da un sontuoso parco, risiede la famiglia Reffi insieme con la servitù (bravissimi Tony Laudadio e Chiara Caselli). Il capo famiglia è un ex direttore d'orchestra, il figlio un ex medico, la figlia una ex scrittrice. Tutti sembrano aver perso qualcosa, non se lo rinfacciano, ma la tensione, attutita dall'ipocrisia, è evidente. La situazione cambia con l'arrivo della strana coppia. Il primo dilemma è presto risolto: la famiglia decide di non denunciare i fuggitivi, nonostante la polizia sia sulle loro tracce. Ma villa Reffi offre strani nascondigli, dietro alle pareti ci sono scale che sprofondano nella oscurità. Un po' come i personaggi, costretti a superare l'immagine non del tutto sincera (o repressa) che hanno di se stessi, per sprofondare nella oscurità. Così piccole lotte di potere sotterranee diventano umiliazioni palesi, desideri inespressi si fanno roventi, finte ingenuità rivelano vera astuzia, aspirazioni artistiche si riducono a pura velleità.

Non manca qualche sberleffo al mondo dell'editoria, che ovviamente Elisabetta Sgarbi conosce benissimo.

Non è un giallo ma c'è il mistero, come nella nostra vita. Per questo, il film si fa sentire con forza crescente anche dopo i titoli di coda. Sembrava la storia di altri, invece parlava proprio di noi spettatori.

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