Ultim'ora
Omicidio Tramontano, ergastolo per Alessandro Impagnatiello
Ultim'ora
Omicidio Tramontano, ergastolo per Alessandro Impagnatiello

La scienza contro i virus in una lotta. "Senza respiro"

David Quammen racconta la battaglia per affrontare il Covid-19 dall'inizio della pandemia a oggi

La scienza contro i virus in una lotta. "Senza respiro"

Senza respiro è un'epopea: la storia complicata di una «sfida scientifica per sconfiggere un virus letale», come dice il sottotitolo, una cavalcata attraverso il mondo, da un mercato sovraffollato nella città di Wuhan a migliaia di tifosi in festa a Bergamo, con un'umanità sofferente e in guerra contro una malattia che, all'inizio, sembra una polmonite anomala che ad alcuni esperti ricorda subito la Sars, ma che, a differenza del contagio del 2003, si espande subito attraverso le rotte degli aerei e degli scambi, travolgendo il pianeta. E, in questa epopea, ci sono le centinaia di migliaia di vittime del Covid ma ci sono, anche, grandi combattenti, ricercatori e medici che hanno subito indossato le loro corazze e sono scesi sul campo di battaglia, per curare, indagare, analizzare, studiare e trovare soluzioni e terapie. A partire dai dati, perché la scienza - che sa di essere sempre fallibile e mai definitiva - da quelli parte, siano essi i valori dell'ossigeno o i campioni di cacca di pipistrello raccolti in una grotta dello Hubei. E così David Quammen, giornalista e scrittore americano che da vent'anni vive nel mondo dei virus, intervistando e raccogliendo voci e informazioni e studi, autore del saggio Spillover, diventato un bestseller nei primi mesi della pandemia per il suo contenuto profetico, ci accompagna a ripercorrere i quasi tre anni trascorsi ad affrontare il Covid-19: tre anni Senza respiro, come si intitola il suo nuovo lavoro (edito come sempre da Adelphi).

È una specie di «diario» ricostruito a posteriori, da quella fine di dicembre del 2019 in cui, nella città di Wuhan, alcuni casi di polmonite hanno iniziato a insospettire i medici, e poi i media, e poi sono finiti in una «nota informativa» su un sito di notizie cinese; «nota» che il 30 dicembre viene adocchiata negli Stati Uniti da Yize Li, un virologo cinese d'origine, che all'epoca lavorava con Susan R. Weiss, «un'autorità sui coronavirus». Il 2 gennaio 2020, Weiss e la sua squadra alla Perelman School of Medicine sono già pronti a lavorare su quel nuovo nemico. Ma anche in Cina gli scienziati si muovono: i primi tamponi prelevati a quei pazienti sospetti vengono spediti in treno allo Shanghai Public Health Clinical Center, dove Yong-Zhen Zhang si mette al lavoro con il suo gruppo per quarantotto ore di fila per estrarre l'Rna e convertirlo in Dna, «sequenziandolo a spezzoni e mettendo assieme i dati, fino a ottenere una sequenza genomica completa del coronavirus», lunga circa trentamila lettere. È Zhang che, coraggiosamente, spedisce il file con la sequenza a Edward C. Holmes, nel mondo dei virologi molecolari (categoria tanto specifica quanto ormai imprescindibile) semplicemente Eddie, ovvero il massimo esperto mondiale nell'evoluzione molecolare dei virus a Rna, vale a dire: «L'Rna è il linguaggio di codifica delle pandemie umane, e Holmes è uno dei suoi più eminenti interpreti». È Holmes a contattare un altro grande nome della biologia dell'evoluzione, Andrew Rambaut, per dargli la sequenza da pubblicare sul suo sito Virological, e renderla così disponibile agli scienziati di tutto il mondo. Così la battaglia, a livello di ricerca, può davvero cominciare.

In questa guerra si incontrano figure come quella di Anthony Fauci, l'immunologo più famoso d'America, direttore decennale dell'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, membro della task force sul coronavirus creata da Trump: non appena la sequenza appare su Virological, ha già messo in moto la squadra per sviluppare un vaccino. Fra i suoi uomini c'è Barney Graham, che da molti anni lavora su un'idea: usare l'Rna messaggero nei vaccini... Poi ci sono genetisti computazionali, come Kristian Andersen, che attraverso modelli matematici e simulazioni al computer sviluppa test diagnostici e traccia i contagi (e non ha paura di lavorare durante un'epidemia di Ebola); virologi come Bob Garry, a cui basta «dare un'occhiata alla sequenza di una proteina» per capire «dove si trovano le parti pericolose»; o Matt Wong, uno in grado di tirar fuori l'ago - i dati genomici di un virus - dal pagliaio di un campione biologico, che si butta a capofitto nella missione dopo aver visto Kobe Bryant morire. Ci sono poi i campioni della filogenetica molecolare, la tecnologia che, a partire dalle sequenze genetiche, ci permette di ricostruire origini e varianti, insomma «il quando, il dove e il come della trasmissione»: su tutti, Michael Worobey, uno che nel 2000 si prese la briga di andare dall'Arizona nella Repubblica democratica del Congo, in piena guerra (militare, non scientifica), per raccogliere feci di scimpanzé e verificare l'ipotesi secondo cui la pandemia di Aids era partita da un vaccino contaminato (la smentì).

E ci sono, poi, gli eroi a cui nessuno ha dato retta per tempo. Questo è uno dei capitoli più sconcertanti del libro, nonostante Spillover avesse già predetto quasi tutto: gli allarmi sui virus a Rna lanciati da Donald S. Burke già a una conferenza ad Atlanta nel 1997; il «cowboy delle malattie» Ali Khan che per anni di mestiere ha sognato «incubi pandemici alla luce del giorno» e nel 2006 avverte Quammen sul fatto che la Sars fosse più pericolosa di ogni altro virus; John Epstein che raccoglie campioni di pipistrelli in Arabia Saudita e Zhengli Shi che li raccoglie nelle grotte della Cina sudorientale, prova che sono «serbatoi naturali del Sars-CoV», che questi virus potrebbero passare direttamente all'uomo e mette in allerta su possibili pandemie (è il 2013)...

E, infine, la realtà: non possiamo sbarazzarci dei virus. Non solo di quelli cattivi (per noi) ma, soprattutto, dei moltissimi che ci portiamo dentro: l'otto per cento del genoma umano è fatto di Dna virale, entrato a far parte di noi in milioni di anni. I virus sono «gli angeli neri dell'evoluzione, grandiosi e terribili».

E, scrive Quammen, «il Covid-19 non sarà l'ultima pandemia che vedremo nel ventunesimo secolo. Probabilmente non sarà la peggiore». Tanti altri virus terrificanti sono in attesa del loro momento. L'epopea, come sempre, non è mai finita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica