Mafia e potere: perché The Bad Guy è una serie da non perdere

In bilico tra dramma e commedia, The Bad Guy è la serie che apre una parentesi sulla mafia siciliana ma non è l'ennessima saga sul potere "salvifico" della malavita. I primi tre episodi sono su Amazon Prime Video dall'8 dicembre

Mafia e potere: perché The Bad Guy è una serie da non perdere

Basta poco restare imbrigliati nella storia e nelle vicende di The Bad Guy. La serie tutta italiana di Amazon Prime Video, che debutta in streaming l’8 dicembre con i primi tre episodi, segna un altro punto di svolta per il colosso dell’intrattenimento che continua a sperimentare proponendo qualcosa di nuovo per i suoi abbonati. Dopo il grande successo di Bang Bang Baby – di cui si attende speranzosi una seconda stagione -, il nostro Paese continua a esplorare nuovi orizzonti in fatto di serie tv, portando on-web uno show da leccarsi i baffi, che unisce l'azione e la commedia a una satira pungente sul mondo che stiamo vivendo. Dopo Gomorrache ha raccontato tutte le sfumature più particolari della malavita napoletana, The Bad Guy si sposta in Sicilia per aprire una lunga parentesi su ciò che accade dentro e fuori le aule dei tribunali, e per raccontare con uno sguardo truce e violento i meccanismi mafiosi che agiscono all’ombra delle istituzioni.

La prima stagione della serie, composta da 6 episodi che saranno caricati in due tranche, l'8 dicembre e gli altri il 15 dicembre, vede Luigi Lo Cascio nel ruolo di un magistrato antimafia costretto a sporcarsi le mani pur di catturare il boss Suro, latitante da oltre quindici anni. In bilico costante tra commedia e film d’azione, The Bad Guy conferma ancora una volta le intenzioni, da parte di Amazon Prime Video, di realizzare serie di alto livello, costruite per un "selvaggio" binge watching ma rivolte sia a un pubblico generalista che a uno più selettivo. Abbiamo avuto modo di dare uno sguardo in anteprima alle prime immagini e ora vi spighiamo il perché è una serie da non perdere.

Un magistrato senza peli sulla lingua

Tempi duri per la malavita palermitana da quando c’è Nino Scotellaro. Di professione è un magistrato e insieme a una task force si muove nei meandri più oscuri di una patinata Sicilia per cercare di assicurare alla giustizia Mariano Suro, il boss dei boss. Latitante da oltre 15 anni, Nino è disposto a scendere a patti con se stesso e con le autorità pur di mettere a fine alla latitanza del criminale. Ma non è un’impresa facile. È come se il boss fosse un personaggio evanescente. Appare e scompare a suo piacimento, coperto da una fitta ragnatela di uomini fedeli e senza scrupoli. Fino a quando non accade l’irreparabile. La sorella di Nino, che lavora in polizia, ascolta alcune intercettazioni. Da quel che sembra è il magistrato che fa il lavoro sporco e che ha permesso al boss di latitare indisturbato. Arrestato e accusato (forse) ingiustamente, Nino una volta evaso di prigione cerca di riabilitare il suo nome e scoprire chi si nasconde dietro questo gioco di inganni e segreti.

Una serie senza "sfumature"

Una storia che convince fin dal primo minuto. E, a onor del vero, i primi tre episodi sono una vera gioia per gli occhi e il cuore. Di solito siamo abituati alla magnificenza delle serie di importazione che, con un budget più consistente, sono capaci di portare in tv e in streaming prodotti di alto profilo. Non dobbiamo dimenticare che pure l’Italia è una fucina di grandi idee. A volte basta essere coraggiosi e uscire dalla propria confort zone. Ed è ciò che è successo a The Bad Guy. Grazie a un canovaccio semplice ma di grande impatto, e a una storia che entra subito nel vivo, lo show brilla come non mai perché è capace di raccontare la nostra modernità con un piglio sarcastico, senza mai scadere in paternalismi e morali spicciole. È una serie senza sfumature, dove niente è bianco o nero, dove il buono può essere cattivo e viceversa. E questo approccio funziona alla perfezione perché, finalmente, il filone delle saghe malavitose si discosta da tutto quello che fino a ora è stato portato in tv, realizzando un prodotto che sfida le etichette ma che allo stesso tempo racconta una storia radicata nella nostra contemporaneità senza prendere le difese di nessuno.

Luigi Lo Cascio in un ruolo da vero divo

Perla di diamante è, ovviamente, Luigi Lo Cascio. Attore di spicco per la cinematografia italiana, celebre per la sua partecipazione a I cento passi, La meglio gioventù, Noi ci credevamo e al recentissimo Il signore delle formiche (ispirato a fatti realmente accaduti), in The Bady Guy si cimenta nel suo primo progetto seriale e, come al solito, convince nella sua interpretazione di un magistrato pieno di luci e ombre, dal carattere schivo e dalla lingua biforcuta, coraggioso e fedele alla sua visione di un mondo senza la mano oscura della mafia. Al suo fianco, seppur in ruolo minore, c’è Claudia Pandolfi che interpreta la moglie di Nino. Avvocato e donna di giustizia, interpreta la figlia di un magistrato antimafia rimasto vittima di un attentato quando era ancora giovane.

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Perché vedere The Bad Guy?

Intelligente e brillante. Così si potrebbe descrivere la nuova serie italiana di Amazon Prime Video. Piace perché regala uno spunto di riflessione inedito sul rapporto tra Stato e mafia e, soprattutto, perché è capace di miscelare l’action alla commedia di stile. Da vedere per quel ritratto patinato e disamorato della bella città di Palermo e per quella storia carica di pathos e di colpi di scena.

Due giovani registi al timone di una promettente serie tv

Creata e sviluppata da due talenti della nostra cinematografia, The Bad Guy è il grande cinema che incontra la pura serialità. Sono due i giovani registi italiani che hanno permesso di raccontare la storia (bizzarra) di Nino Scotellato e sono Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi.

Si sono formati realizzando video satirici (anche per trasmissioni tv, per esempio con Caterina Guzzanti e Neri Marcorè), e hanno esordito al cinema con la black comedy Metti la nonna in freezer con Fabio De Luigi e Miriam Leone. Hanno poi diretto con discreto successo Bentornato presidente, sequel di Benvenuto presidente, con Claudio Bisio.

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