Damasco - Il suo discorso era atteso da giorni. Lui, Bashar al-Assad, presidente della Siria dal 2000, ha parlato all’indomani delle dimissioni del governo e dopo una serie di durissime proteste antigovernative, represse con estrema durezza dalla polizia siriana. Assad ha esordito attaccando "alcune televisioni satellitari" che, a suo dire, hanno dato "notizie di morti e scontri senza che sia vero, per fomentare la rivolta con le menzogne". "Ha ragione chi pretende il cambiamento subito - ha aggiunto Assad - noi siamo in ritardo ma cominceremo da oggi. È dovere dei governi ascoltare le rivendicazioni del proprio popolo". Poi, dopo aver promesso le riforme per andare incontro alle istanze del popolo, Assad ha promesso la spada: "Se ci sarà imposto di scendere in battaglia, la battaglia sarà la benvenuta". Un modo come un altro per indicare a tutti che è pronto a schiacciare le violenze, se queste dovessero andare avanti minacciando la stabilità - e la sicurezza - del Paese.
Pronte le riforme "Sono pronte riforme sulla lotta alla corruzione e sull’aumento degli stipendi, saranno attuate dal prossimo governo. La vera sfida - ha aggiunto il presidente siriano- di fronte a noi è sul tipo di riforme che vogliamo fare - ha aggiunto - la prossima settimana proseguirà la discussione sulla riforma della legge sui partiti e sulla legge d’emergenza".
Nessuna parola sulla legge d'emergenza
Tutti si aspettavano che Assad ufficializzasse l'abrogazione della legge d’emergenza, in vigore da 48 anni. Ma il presidente ha concluso il suo discorso, durato circa 45 minuti, senza pronunciare una parola a tal proposito.
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