Si intitola La solitudine dell'ala destra. Pier Paolo Pasolini e il calcio la grande mostra fotografica a cura di Piero Colussi aperta alla Galleria Harry Bertoia a Pordenone (fino al 19 giugno), frutto della collaborazione tra il Comune e Cinemazero: esposte 120 fotografie oltre a filmati, scritti, memorabilia, tutti materiali in larga parte inediti, per ripercorrere le tappe salienti della passione sportiva, lunga una vita, di Pasolini.
In un'intervista all'Europeo il 31 dicembre 1970, Pasolini dichiarava: «Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro».
La mostra in Galleria Bertoia narra questa passione dalle origini, a Bologna, la città natale di Pasolini, dove frequentava il Liceo Galvani e il calcio riempiva le sue giornate. Affermava infatti: «I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara (giocavo anche sei, sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora) sono stati i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso». Durante le vacanze estive, a Casarsa, nella casa della famiglia della madre Susanna Colussi, indossava la maglia bianconera della società del paese, partecipando al campionato della Gioventù Italiana del Littorio. Le partite si giocavano nel campo sportivo dietro la ferrovia. Finita la guerra, Pasolini fu tra i promotori della nascita della Società Artistico Sportiva Casarsa, che nel '46 fissò la propria sede nello stanzone adiacente a Casa Colussi Batiston, dove erano ospitate le attività dell'Academiuta di lenga furlana.
A Roma, nei campetti delle borgate romane, Pasolini conobbe coloro che in seguito sarebbero diventati i protagonisti dei romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta. A metà degli anni '60 fu tra gli ideatori, assieme a Ninetto Davoli e Franco Citti, della squadra chiamata Attori e Cantanti, che qualche anno più tardi divenne la Nazionale dello Spettacolo, di cui Pasolini portò a lungo la fascia di capitano. Nella primavera del 1975, qualche mese prima di venire assassinato, organizzò a Parma la partita tra la troupe di Salò e quella che a pochi chilometri di distanza stava girando Novecento di Bernardo Bertolucci.
Nell'anno del centenario della nascita, la mostra di Pordenone è un'occasione per scoprire quanto fosse forte il legame
di Pasolini con il calcio, tanto che nel 1973, alla domanda di Enzo Biagi per La Stampa, l'intellettuale dichiarava che, senza cinema e senza scrivere, quello che gli sarebbe piaciuto diventare era: «un bravo calciatore».
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