Katharina Fritsch e Cecilia Vicuña, le due "leonesse" (d'oro) dell'arte

Le artiste, una tedesca e una cilena, premiate per la carriera

Katharina Fritsch e Cecilia Vicuña, le due "leonesse" (d'oro) dell'arte

Due leonesse in Laguna, ma non c'è da sorprendersi né nulla da temere. Ieri, Giornata Internazionale della donna, la Biennale d'arte di Venezia ha chiuso il cerchio annunciando che l'ambito Leone d'Oro alla carriera sarà consegnato alla scultrice tedesca Katharina Fritsch e alla poetessa-performer cilena Cecilia Vicuña.

Due donne premiate, una donna a deciderlo. La scelta, approvata dal cda dell'istituzione, è di Cecilia Alemani, regista di questa 59esima edizione e prima italiana a dirigere una Biennale. Tutto come da copione, dunque. «Il latte dei sogni», titolo della manifestazione che aprirà il 23 aprile ai Giardini e all'Arsenale, è tratto da un libro per bambini della pittrice surrealista Leonora Carrington e comprende un nutrito gruppo di artisti (180 su 213) al loro debutto veneziano. Molte saranno le firme di genere femminile e non binario per «ridimensionare la centralità del ruolo maschile nella storia dell'arte e della cultura attuali», ha detto Alemani, da tempo direttrice dell'High line art, il parco di New York che è un museo di arte contemporanea en plein air, pur nella consapevolezza citiamo ancora le sue parole - «che la Biennale non si tiene a New York ma in Italia, e la discussione sull'identità di genere qui è diversa».

Se l'idea è quella di dare spazio e voce a chi in passato non ne ha avuta o ne ha avuta poca, ben si comprende la scelta di omaggiare Cecilia Vicuña, nome non particolarmente noto alle nostre latitudini. Da anni attivista per i diritti delle popolazioni indigene in America Latina, nasce a Santiago del Cile nel '48 e dopo il colpo di Stato resta a Londra (dove partecipa al movimento pacifista) poi si trasferisce in Colombia e infine a New York: poetessa e performer, nel campo delle arti visive si distingue per la realizzazione di assemblage che rimandano alle antiche tradizioni indigene. Vicuña ama trovare tensioni e snodi negli oggetti più comuni, spesso usando materiali di recupero o abbandonati, con i quali crea sculture che spaziano dal microscopico al monumentale. Riservata, ha anticipato di almeno tre decadi i temi mainstream dell'arte di oggi (vedi alla voce femminismo ed ecologismo) e di questo gliene va dato credito. Sarà premiata sabato 23 aprile a Ca' Giustinian insieme a Katharina Fritsch, classe '56, che è invece scultrice neopop ben più nota al grande pubblico e già chiamata ad esporre nel '99 nella Biennale-capolavoro di Harald Szeemann. In quell'occasione presentò Rattenkönig, un'impressionante installazione di topi giganteschi nel Padiglione centrale che Alemani ha ancora ben impressa nella memoria.

Il magnifico mondo di Katharina è infatti costantemente animato da animali bizzarri (come i galli blu), piante misteriose e figure umane surreali: la sua arte diverte per qualche minuto poi si fa perturbante. E questo per un artista è sempre un merito.

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