Scrittori e musicisti a parti invertite

È una singolare vicenda anche giudiziaria quella che sta dietro alla storia musicale di Cavalleria rusticana

Scrittori e musicisti a parti invertite

È una singolare vicenda anche giudiziaria quella che sta dietro alla storia musicale di Cavalleria rusticana. Nel 1884, Verga invitò il compositore catanese Giuseppe Perrotta a comporre un pezzo sinfonico ispirato alla novella, brano che sbancò al Carignano di Torino con Eleonora Duse nei panni di Santuzza. Alcuni anni dopo, nel 1890, il soggetto verghiano venne musicato da Stanislao Gastaldon con scarso successo. E sempre nel 1890, un mese dopo, arrivò l'opera che consegnò la novella al trionfo musicale: Mascagni scrisse a Verga chiedendogli il consenso per la sua Cavalleria rusticana e lo scrittore verista accordò il suo placet. Ma Verga non accolse con entusiasmo il libretto mascagnano di Targioni-Tozzetti e Menasci, intentando causa e vincendo in tutti i gradi di giudizio fino in Cassazione e riscuotendo, nel 1893, la bellezza di 143mila lire quale «transazione amichevole» (anche se amici non lo divennero mai). Il soggetto della novella affascinò nel 1907 un altro compositore, Domenico Monleone, ma, dopo la causa vinta da Mascagni, la sua Cavalleria rusticana fu costretta a diventare Il mistero.

I rapporti tra musica e letteratura, come esemplificato dalla vicenda tutta siciliana della Cavalleria, sono fitti e spesso sorprendono. Li indaga, in buona parte, Giovanni Pasqualino in Il calamo di Euterpe (Manzoni editore, pagg. 288, euro 25). Se la Sicilia fa da sfondo alla prima parte del libro, le successive due sezioni risultano speculari: dapprima i musicisti che furono anche scrittori e, a seguire, gli scrittori che si interessarono anche di musica o, addirittura, la praticarono. Emergono, così una ad una le figure poco divulgate di Bruno Barilli, direttore d'orchestra ma di professione critico musicale. Critico per tutta la vita, venendo anche aggredito da alcuni orchestrali nel 1919 dopo una stroncatura sul Resto del Carlino, fu anche Giannotto Bastianelli. Ben più spazio, forse, avrebbe meritato l'eclettico e visionario autore della Scatola sonora, Alberto Savinio.

A parte gli immancabili capitoli sulle esperienze musicali di Boito, Illica, d'Annunzio, c'è la scoperta dello scrittore scapigliato Antonio Ghislanzoni il quale, dopo essere stato espulso dal seminario per cattiva condotta, esordì come baritono. E poi un affresco di Eugenio Montale, il poeta con un passato da critico musicale sul Corriere, folgorato dalla Sonnambula di Bellini a 13 anni e allievo di canto diciannovenne del baritono Ernesto Sivori.

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