Torna «La Nica» con la Sicilia dell'arte

Guttuso, Guccione e tanti giovani nella mostra «Isola nell'Isola»

Francesca Amé

Ci vuole piglio, per occuparsi di arte contemporanea a Roma: gli spazi latitano, la burocrazia imperversa e paiono resistere solo i musei istituzionali e le it-gallerie (Gagosian su tutte). Tuttavia, ci sono felici eccezioni, come la Galleria La Nica che ha appena aperto, in pieno centro (in via dei Banchi Nuovi) e con un progetto curatoriale forte: per Cristina Liscaio e Maria Vittoria Marchetta, con la collaborazione di Francesca Valeria Scazzocchio, non è un vero debutto, ma un ritorno a casa. Già due anni fa, ma in una sede diversa, la loro idea di offrire uno spazio aperto al contemporaneo e alle riflessioni dei giovani ed emergenti artisti italiani e stranieri attivi a Roma aveva preso forma. Poi c'è stata un'interruzione che le ha portate a Palermo, a partecipare alla 12ª edizione di Manifesta, la biennale itinerante che un anno fa ha trasformato la città in un laboratorio creativo. Ora La Nica riapre a Roma portando un po' di quello spirito: «Isole nell'Isola» è il titolo della mostra che fino al 6 giugno inaugura i nuovi spazi espositivi. La scelta è chiara: si parla di contemporaneo, ma con la consapevolezza del proprio passato. Va in scena un omaggio a simboli della «sicilianitudine» (il carretto, i pupi, le ceramiche) e in tre sale si compie un viaggio nell'arte contemporanea dell'isola. Si parte dai nomi più consolidati e storicizzati (in mostra i Fichi d'India di Renato Guttuso, il Turchese arancio di Carla Accardi, il Paesaggio di luglio di Piero Guccione, Luci della notte di Giuseppe Modica) per passare all'astrazione monocolore di Piero Pinelli, con il rosso che più siciliano non si può, e agli assolati paesaggi di Francesco Trombadori. L'approdo è su opere più recenti come le coloratissime ceramiche di Nicolò Morales di Caltagirone che recupera le antiche tecniche arabe.

Esposti anche altri due lavori dedicati alla complessità della Sicilia di oggi: Isola di Ignazio Schifano, pittore di segni, bravo a restituirci l'idea conturbante di un territorio che è un rompicapo per tutti, e Sicilia, carboncino in salsa pop-surreale di Fulvio Di Piazza, che mescola acquaforte barocca e narrazione fumettistica.

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