Djokovic nonostante gli ultrà a stelle e strisce

Tutto il pubblico per Federer. Ma lo UsOpen va a Nole

Djokovic nonostante gli ultrà a stelle e strisce

Non basta aver vinto il decimo titolo di uno Slam, non basta essere il numero uno del tennis, non basta aver ripetuto l'annata - irripetibile, dicevano - del 2011, quando si portò a casa come quest'anno tre dei quattro Major. E non basta neanche aver sfiorato il Grande Slam, perché se non ci fosse stato Wawrinka a Parigi saremmo qui a celebrarlo. Non basta: a Novak Djokovic si chiede di più, sconfiggere gli ultrà che sempre più riempiono le gradinate quando in campo c'è Roger Federer. Suo malgrado, s'intende.

A Wimbledon si era intuito già qualcosa, ma l'altra sera a New York la finale maschile degli UsOpen ha superato ogni aspettativa: ha vinto Djokovic in quattro set (4-6, 7-5, 6-4, 6-4), ma dov'è finita l'educazione di questo sport? Ogni colpo di Federer era un'ovazione, ogni sbaglio di Djokovic un'esultanza. Becera, perfino. Sì, vabbè: tutti noi sognavamo di vedere il grande campione svizzero ancora una volta con uno Slam in mano. Ma c'è un limite. Ed è stato superato.

Djokovic alla fine è stato signore: «Non posso dire nulla alla gente: capisco chi tifa per il più grande campione di questo sport. Roger è un esempio, adesso che sono anch'io giocatore, padre e marito. Vorrà dire che lavorerò per avere in futuro tutto questo entusiamo anche per me». E dal canto suo Federer - che ha giocato benissimo, ma sbagliato un po' troppo (54 errori non forzati e solo 4 palle break convertite su 23) rende onore al rivale: «Il tifo? È bello avere tutte queste persone dalla tua parte.

Però Nole merita rispetto: è stato impressionante, la sua carriera è incredibile. Può vincere altri Slam, probabilmente ne conquisterà più di me». Ecco: questi sono campioni. Questi sono il numero 1 e il numero 2 del mondo. Ora l'America del tennis dovrà tornare a meritarseli.

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