La "follia" ecologista inquina il Tour de France e il sogno di Bettiol

Sette manifestanti protestano per l'ambiente e fermano la corsa mentre l'azzurro è in fuga

La "follia" ecologista inquina il Tour de France e il sogno di Bettiol

Circondato. L'hanno circondato. Tadej Pogacar, la giovane maglia gialla slovena, è circondato da avversari di vario genere e tipo: visibili e invisibili. Per provare a centrare il terzo Tour consecutivo a soli 23 anni cosa che nemmeno Eddy Merckx alla sua età -, lo sloveno dovrà fare i conti sia con gli avversari, che con i casi di Covid.

Dovrà lottare almeno su due fronti: in strada e in stanza. Un occhio alla maglia gialla e il naso al tampone. Sabato il virus gli aveva tolto il gregario Laengen, dopo il riposo gli porta via un compagno di squadra prezioso per le tappe montane, lo scalatore George Bennett. In verità positivo risulta anche l'altro scalatore, il polacco Rafal Majka, positivo ai tamponi del team, mentre lo scalatore britannico torna a casa, il polacco resta in corsa come già accaduto a Bob Jungels, grazie alla commissione medica del Tour che considera la bassa carica virale che non lo rende contagioso, quindi correrà sotto osservazione.

In attesa delle Alpi, ieri il gruppo si è preso una giornata di parziale riposo, anche se Pogacar deve impegnarsi per proteggere la maglia gialla che gli resta sulle spalle per soli 11, visto che uno dei fuggitivi, Kamna, arriva ad un passo dal sogno svanito proprio come a la Planche des Belles Filles, sempre per via del guizzo finale del bimbo sloveno.

Oggi, però, la musica cambierà, visto che in programma ci sono Telegraph e Galibier prima dell'arrampicata ai 2400 metri di Serre Chevalier. Per la cronaca la prima tappa catalogata come alpina finisce al danese Magnus Cort, baffuto danese di 29 anni già a segno quattro anni fa, che castiga allo sprint l'australiano Schultz e i reduci di una fuga di giornata, animata anche dai nostri Ganna, Sbaragli, Velasco e soprattutto Bettiol, al quale resta la consolazione del numero rosso riservato ai più combattivi.

Combattivi sono anche sette ambientalisti che bloccano per una decina di minuti Bettiol che era in fuga e tutto il gruppo. Bloccano il Tour de France a 36 km dal traguardo per attirare l'attenzione sul cambiamento climatico, proprio come avevano già fatto al Roland Garros Open (l'unica differenza, l'aggiornamento dei conti sulla maglietta, non più 1028 ma 989 giorni: protestano chiedendo rispetto per il Monte Bianco e censurano l'uso indiscriminato che l'uomo fa della natura, ndr). Il loro nome è Derniere

Renovation. Sette gli attivisti che si sono seduti sulla sede stradale e, quando l'auto della giuria e le moto della Gendarmerie sono arrivati e si sono fermati davanti a loro, hanno attivato dei fumogeni arancioni.

«Centrare la fuga di giornata non è stato facile, poi la mia azione personale è nata per caso ha raccontato il toscano vincitore di un Fiandre -. Peccato che ci sia stato lo stop per la manifestazione, perché quando sono ripartito avevo le gambe un po' bloccate».

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