Strategia europea per lo sviluppo dei trapianti in tutti i Paesi

I trapianti rappresentano, nella storia della Medicina, un importante esempio di crescita (scientifica e culturale) e dimostrano come un problema sanitario possa, se risolto, migliorare la società. Per questo non interessano soltanto i dipartimenti di chirurgia ma gli Stati. Per questo l’Unione Europea – nel 2010 – ha emanato una direttiva sui trapianti che esorta alla collaborazione internazionale per diffondere e migliorare tutti i risultati ottenuti in ambito trapiantologico. Primo obiettivo di questa strategia è il Progetto Thebera presentato nei giorni scorsi a Firenze in apertura del congresso della Società italiana per la sicurezza e la qualità nei trapianti. Il presidente di questa Società, Franco Filipponi – cattedratico di chirurgia generale nell’università di Pisa e direttore del dipartimento di trapiantologia epatica – ha ricordato che i traguardi finora raggiunti ci hanno permesso di superare i livelli di donazioni di altri Paesi, come Germania e Inghilterra. Oggi l’Italia – seconda solo alla Spagna – garantisce a tutti i pazienti grandi risultati in termini qualitativi e quantitativi nei trapianti di organi, tessuti e cellule. Ciò le permette di elaborare programmi di formazione, di ricerca e di innovazione tecnologica capaci di favorire l’avanzata medico-sociale di molti Paesi in via di sviluppo.
Thebera vedrà – almeno per due anni – una grande collaborazione tra l’Università di Pisa e il più noto Centro di ricerca egiziano sulle malattie epatiche. Oggi l’Egitto detiene il primato mondiale di diffusione dell’epatite C (nel 13-14 per cento della sua popolazione). Tenendo conto del fatto che in quasi la metà dei casi i trapianti di fegato sono dovuti a questa patologia, si capisce come sia nata la scelta di Pisa, che occupa i primi posti nella scala mondiale della chirurgia epatica. Oggi, in Italia, la possibilità di sopravvivenza dei pazienti trapiantati è molto alta (86 per cento dopo un anno). Il merito principale è della ciclosporina, che annulla la possibilità di rigetto, ma anche delle accresciute tecnologie interventistiche. In questa direzione l’Unità dei trapianti di fegato dell’Università di Pisa e il professor Filipponi che la dirige vantano primati a livello internazionale.

I quattrocento specialisti presenti al convegno fiorentino hanno parlato anche della diversa offerta di organi da regione a regione. «Le logiche che sono alla base di ogni donazione - è stato detto -devono essere perfezionate con una stretta collaborazione fra le università e il territorio per salvare molte vite».

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