Nell'estetica di Sinner ci sono i "Big Three". E ora assalto all'Italia

La testa di Djokovic, la calma di Nadal ed è l'uomo-immagine dopo Federer

Nell'estetica di Sinner ci sono i "Big Three". E ora assalto all'Italia
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Dai Big Three al Big One. Ormai il tennis è nelle mani di Jannik Sinner, ed anche se non sarà una passeggiata, è chiaro che il momento è rosso, il colore del fenomeno che sta costruendo la prossima generazione di questo sport. Ovviamente con Carlos Alcaraz come rivale designato. I paragoni ormai si sprecano: quello con Novak Djokovic abbiamo detto ieri, anche perché a farlo è stato lo stesso Novak. Qualcuno trova somiglianze anche con gli altri due, ovvero Nadal e Djokovic, ma questo forse è più fuori dal campo. Di Rafa Sinner condivide il fatto di essere sempre pacato nelle considerazioni post partita, pungente quando serve, ma mai incline a trovare le scusanti per una giornata no: se perde (ormai poco) è sempre merito dell'avversario. E c'è anche il fatto che proprio lo spagnolo è stato l'ultimo a battere Djokovic tre volte di fila. Poi, se vogliamo, la similitudine è nei guai fisici: Nadal ha dovuto lottare tutta la carriera con la malformazione a un piede, Jannik si porterà sempre dietro i guai all'anca come punto di domanda. Più difficile trovare un qualcosa di Federer in lui, forse (scherzando ma non troppo) il conto in banca crescente (che incrementerà con il torneo esibizione in Arabia che da domani lo vedrà protagonista e che garatisce 1,5 milioni di dollari per la partecipazione, 6 al vincitore), e il fatto di essere diventato uomo immagine nelle pubblicità di tante aziende. Insomma, un tre in uno con futuro prossimo tutto da scrivere. E un obbiettivo: conquistare l'Italia, ovvero vincere finalmente qualcosa dentro i confini. Un anno fa, alle Atp Finals, Jannik si rese conto dell'affetto degli italiani per lui, quest'anno potrebbe ricambiarlo proprio a Torino. E poi, come ha detto il presidente della federazione Angelo Binaghi a La politica nel pallone di RadioRai, «quanti Slam potrebbe vincere Jannik? Se facciamo i due di quest'anno per 15 anni di carriera potrebbe arrivare a 30... Ma, scherzi a parte, l'importante è che riusciamo a tenercelo sano, poi vedremo quanti saranno».

Tutto questo fa effetto scia: «Crediamo che questo sia l'anno buono per superare il milione di tesserati - ha aggiunto Binaghi -. E poi i biglietti: a Torino avremmo potuto riempire uno stadio e a quasi nove mesi dalla finale degli Internazionali d'Italia abbiamo venduto la metà dei tagliandi: evidentemente si pensa che sia l'anno giusto di un italiano o un'italiana per vincere a Roma». Sinner, ovviamente, è il principale indiziato. E sarebbe un sogno, visto che non succede dal 1976, Adriano Panatta che batte Guillermo Vilas in 4 set.

Resta, però, sempre il tarlo della questione doping, «ma abbiamo grande fiducia nel Tas, neanche la Wada pensa di riqualificare quello che è successo. Credo che il peggio sia passato: Jannik non meritava questo trattamento, ma ne uscirà più forte e maturo. E secondo me entro la fine dell'anno sarà tutto finito».

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