Milano - Dopo l'invio alla redazione milanese dell'Unità, è stato recapitato anche alle sedi di Rai, Mediaset e "Il Giornale" il volantino di minacce contro il "regime" firmato dai Nuclei Armati Territoriali. Si intitola "Rispondiamo alla violenza
legalizzata del regime per una propaganda armata delle lotte
sociali" ed è composto da quattro pagine dattiloscritte solo sul
fronte, il documento firmato dai "Nuclei di azione territoriale
Luca e Annamaria Mantini" consegnato in una busta con il timbro
delle poste di Milano, recapitata questa mattina poco prima delle
11 alla redazione milanese del l’Unità.
Le quattro cartelle, già sequestrate dagli agenti della Digos
allertati immediatamente dai giornalisti, sono identiche a quelle
recapitate il 12 novembre scorso alle redazioni di Bologna del
quotidiano fondato da Antonio Gramsci, de "Il Resto del Carlino"
e di altre testate.
Datato ottobre 2009 ed "elaborato e condiviso da 5 nuclei
(Milano, Torino, Bergamo, Lecco, Bologna)", il documento scritto
fitto fitto riporta una lunga (quanto elementare) analisi a tinte
fosche dell’attuale situazione politico-sociale italiana,
parlando di un "regime che annulla la democrazia e qualsiasi
speranza di cambiamento" e di una "dittatura mediatica che
impedirà per decenni di cambiare lo stato delle cose solo con gli
strumenti della democrazia formale".
"Dare inizio all'azione di avanguardie armate" Secondo quanto scrivono i
Nuclei, in un Paese che "l’evoluzione storico-politica ha
consegnato alla destra e al nuovo centro democristiano (Partito
Democratico)" imperano fenomeni di privatizzazione,
precarizzazione, nuovo fascismo, razzismo e sfruttamento fino
alla sudditanza "alla Chiesa cattolica e oscurantista".
Una situazione che viene definita "straordinaria" e che "esige
una risposta straordinaria", per cui secondo gli autori "è ora di
concludere i discorsi e dare inizio all’azione", "affiancando
alla lotta nella società, una lotta di avanguardie armate che
supportino quelle lotte". "Alla violenza quotidiana dei poteri
forti occorre rispondere con la violenza dei fatti" continua il
documento, sostenendo la necessità "di un profondo processo
rivoluzionario".
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